venerdì 12 giugno 2015

DOPO LE REGIONALI

Ho letto e apprezzato molti commenti e analisi sui risultati delle regionali (tra i più esaustivi, come spesso, Ilvo Diamanti), cosicché ho ritenuto superfluo aggiungere altre parole.
Userei, come riassunto le seguenti pacate e precise considerazioni di Giuliano Pisapia (intervista a Repubblica del 4 giugno):

“Per una parte dell'elettorato, anche di centrosinistra, ha contato certamente lo spirito di rivalsa nei confronti di Renzi. Hanno perso tutti: il Pd oltre 2 milioni di voti rispetto al 2014, il Movimento 5 Stelle ha preso circa il 60 per cento dei voti in meno rispetto alle Politiche. Le liste di sinistra che non si sono presentate all'interno della coalizione di centrosinistra hanno avuto risultati ben al di sotto delle aspettative. L'unica vera vincitrice è la Lega, ma ha cannibalizzato Forza Italia e quindi non ha portato alcun valore aggiunto al centrodestra. Il dato più preoccupante, per tutti, è quello dell'astensionismo ".

"In Liguria hanno sbagliato in molti. Sia chi ha insistito su un candidato divisivo, convinto che si può vincere e governare da soli, sia chi, dopo la sconfitta alle primarie, è uscito dal partito - ma non dall'europarlamento  -  ritenendo che il Pd fosse il nemico da sconfiggere, regalando così la regione alla destra. Neppure De Gasperi governò da solo: politica è anche la fatica del dialogo per trovare soluzioni condivise e quindi più realizzabili. Trovare un accordo nel proprio schieramento sui problemi da risolvere rende più forti, non più deboli.”

Non mi pare che Renzi voglia ascoltare più di tanto questo saggio consiglio.
E’ apparso appena un po’ scosso (“campanelli di allarme”) e forse sentiremo un po’ meno di propaganda enfatica sul consenso al 40% e le 10 regioni vinte su 12 (a rate, di cui l’ultima assai scarsa…), ma mi pare che nel Renzismo resti prevalente la vocazione a cercare lo sfondamento o anche solo l’erosione verso il centro, attraverso le tattiche più diverse (con Marchionne e con Verdini), dando per scontato che l’elettorato di sinistra alla fin fine non troverà alternative e vorrà evitare di cedere l’Italia a Grillo o a Salvini.

Il che è ancora possibile, se l’alternativa è il movimento “Possibile ” (il cui simbolo, con i segmenti di “uguale” bianchi su fondo rosso assomiglia alquanto ad un cartello stradale  di “doppio senso vietato”, e forse lancia il messaggio subliminale che in realtà è IMPOSSIBILE, qui “NON Podemos”), oppure esterofilie come “Human factor”, che preludono forse, dopo la lista Tsipras-Spinelli, ad una lista “Demirtas” (dall’omonimo leader curdo).

Mentre la linea movimentista della “Coalizione sociale” di Landini (di cui scriverò a parte) richiede giustamente tempi lunghi.

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Ancora su Renzi: mentre il PD dimostra tutti i suoi limiti, dall’assenza sulla riforma della scuola ai frequenti coinvolgimenti giudiziari, dalle primarie sgangherate fino  alla scarsa efficienza addirittura come comitato elettorale, continua a mancare qualsivoglia proposta di riorganizzazione del partito (e delle primarie) in qualunque dimensione, solida liquida o gassosa, e quindi permane, mi sembra, come un’accozzaglia di vecchio apparato (in disfacimento) e nuove clientele che avanzano.

Il che mi sembra pericoloso per tutti (anche per chi è da sempre, da molto o da poco fuori dal PD).

4 commenti:

  1. PERVENUTO VIA E-MAIL
    Caro Comp.Aldo condivido le tue apprezzabili riflessioni quasi totalmente. Bruno Trentin amava dire Parigi val bene una Messa. i rapporti di forza, così come la rappresentanza di "mandato" va costruita in mezzo al popolo, ciò significa che necessariamente deve essere verificata costantemente è coniugata alla partecipazione. Per quanto attiene la coalizione sociale l'intento e' nobile, mi pare francamente impraticabile. Abbraccio grande e forte e Buona Domenica. Ciao P. B.

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  2. PERVENUTO VIA E-MAIL
    Immagino che avrai capito che mi sento più vicino a Renzi che ad altre posizioni anche se non credo di sapere bene cosa sia il Renzismo.
    Ritengo che il Renzismo come categoria non esista ma che esistano dei problemi che la sinistra debba risolvere una volta per tutte se non vuole come sempre farsi del male.
    L'irriducibilità, testardaggine e velenosità ideologica hanno fatto a pezzi un'illusoria unità del partito. Se questo sia avvenuto per purezza ideologica o per bassi istinti di potere non sono in grado di valutarlo vista la mia assenza dalle "stanze del partito". Di sicuro manca una "coscienza civica" sul come stare in un partito democratico, ovverosia quali sono le regole vere che permettano il dialogo senza che il tutto non si trasformi in una cacofonia paludosa dove alla fine vince chi urla più forte.
    Il dato sicuro delle elezioni è stato la disaffezione del popolo di sinistra! Il che pone delle questioni non semplici.
    Il metodo: di sicuro la mancanza di unità non giova a nessuno (vedi anche a destra); urlare (qualcuno dice gufare) contro la linea democraticamente decisa dal partito, metterla in difficoltà nel governo sono un'opposizione democratica dura e pura o sono un ricatto? L'atteggiamento per cui se non fai come dico io, anche se minoranza, ti voto contro in parlamento rispetta una logica o siamo al solito "tanto peggio, tanto meglio" come Amarcord di Lotta Continua ? Una cosa è sicura nella mia esperienza empirica: non sempre è possibile mettere insieme il 100% del consenso. La democrazia insegna che basta il 50+1 %. Penso che a volte che se hai un'idea chiara non del domani ma del dopodomani puoi anche abbassare questa soglia. W il dibattito, W il dialogo, ma una cosa è certamente di destra: non prendere alcuna decisione o annacquarla talmente nei compromessi da renderla politicamente amorfa.
    Il dissenso all'interno di un partito che non sia "padronale" deve avere dei limiti altrimenti si fa del male: parlare del proprio partito o dei suoi dirigenti come se facessero parte dell'opposizione di destra e addirittura votare contro in parlamento per fiducia o meno mi sembra che i limiti del buonsenso siano superati. Per chi soffre un'appartenenza mal digerita esiste la dignitosa arma delle dimissioni da parlamentare e dal partito; se qualcuno pensa come Cofferati (che ha regalato Bologna alla destra) che i voti sono "personali" può benissimo fondarsi un partito tutto suo e non usare un partito "altro" come un tram per le proprie comodissime ambizioni. L'orgoglio di appartenenza, trasparenza e dignità sono senz'altro valori della "mia" sinistra. Tornare al "centralismo democratico" ?

    FdR

    SEGUE CON ALTRO COMMENTO

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  3. PEVENUTO VIA E-MAIL DA FdR - SECONDA PARTE
    I contenuti: su questi mi sento molto in difficoltà non per mia incapacità nel riconoscere i valori ma sono messo in difficoltà dai miei 4 figli che pur cresciuti su certi valori, pur avendo goduto di estreme libertà (?), pur votando, se ci vanno, per il PD o simil area, restano per me soggetti politicamente sconosciuti nel senso che proprio non li capisco nella loro costruzione logica del ragionamento politico, credo soltanto di non contare nulla. Non penso di essere il solo ! Questo soltanto per dire che prima di addossare la croce di destrismo a Renzi ci penserei su molto bene, perché rispetto ai nuovi soggetti politici cosa voglia dire oggi dire essere di sinistra è cosa ancora tutto da discutere (colpa storica e lontana del vecchio PCI quando rifiutò ogni dialogo con la sinistra sessantottina ?) e non mi si tiri fuori la storia dei valori perché servono soltanto a coprire la poca voglia di cambiare (personalmente mi sento legato al modello di sinistra hegeliana di rivoluzione permanente) per cui i valori sono un divenire continuo.
    Sull'argomento esistono ponderosi trattati e non vorrei certamente scriverne un altro: i tempi cambiano, le idee cambiano ma il loro tramite sono gli esseri umani con loro perfettibilità.
    Una decina di anni fa ho avuto un'accesa discussione con Grillo e sua moglie (ex compagno di Ingegneria, ex linea rossa) sull'età pensionabile delle donne; si scontravano due tesi: la sua ancorata al concetto di protezione della donna e la mia ancorata ad un concetto ugualitario per cui se sei più longevo vai in pensione più tardi. In effetti il problema di fondo è il ruolo della donna nella società attuale ovverosia maternità e lavoro; tutto il resto è demagogia rispetto al giga-problema della popolazione che invecchia.
    Questo esempio soltanto per dire che oggi l'essere di sinistra è qualcosa di molto confuso e che andrebbe revisionato con una ampia discussione, purché essa approdi ad una soluzione chiara e trasparente. E' relativamente importante se sia giusta o sbagliata la soluzione, se è sbagliata ed in genere lo si verifica in fretta, si può sempre sbagliare. Una delle mie battaglie, ovviamente persa circa 35 anni fa, all'interno del Sindacato era la rotazione dei distacchi: la mia teoria era che al massimo ogni 10 anni tornavi a lavorare perché in ogni idea, anche bellissima, c'è una componente umana: se hai un cadreghino tendi a conservartelo !
    In effetti la politica, l'impegno sociale, dovrebbero essere interpretati come una sorta di "servizio militare" da rendere alla società; se questo valesse anche per i burocrati forse comincerebbe ad aprirsi uno spiraglio per il futuro.

    FdR

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  4. Caro F.,
    forse stranamente, sono d'accordo su molti punti (ma meno su altri).
    Il limite di Renzi rispetto a parte della base elettorale tradizionale di sinistra è che -a mio avviso - per chi sta al vertice di un grande partito non basta vincere un congresso ed imporre una linea, ma essere capaci di intepretare i sentimenti maggioritari del proprio elettorato, a prescindere da ciò che fanno Fassina oppure Mineo ecc. (che per parte loro sbagliano se non si attengono alle decisioni maggioriterie dei gruppi parlamentari).
    Ciao
    Aldo
    Post scriptum: mi permetterei due rettifiche storiche sul Tuo commento:
    - Lotta Continua non mi pare possa essere identificata con il "tanto peggio tanto meglio": nel 75 arrivò a votare PCI; nella storia dell'estremismo c' è chi ha incarnato molto di più tale assioma (ad esempio le stesse antiche AGI-UGI-Intesa, e poi le occupazioni del 68, Guido Viale e Luigi Bobbio invero compresi, contro la riforma Gui dell'Università, la famigerata 2314)
    - Sergio Cofferati ha consegnato Bologna a Del Bono Sindaco PD, poi rimpiazzato dal PD Merola: la destra di Guazzaloca governava prima di Cofferati (quando il nostro, con gran gesto, era tornato a lavorare alla Pirelli ...)

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