Non ho visto comparire né su la
Stampa né su Repubblica digitale, bensì solo sul TG3, la notizia che il
Movimento 5 Stelle ha concluso (a quota 200.000 adesioni) la sua campagna di
raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che
consentirebbe di promuovere un referendum sull’uscita dell’Italia dall’Euro.
Una iniziativa molto indiretta e
alquanto improbabile (quasi nessun altro in Parlamento voterà la legge, a mio
avviso anche di dubbia costituzionalità, visti i limiti costituzionali vigenti
in materia di referendum e trattati internazionali) e però inizialmente molto
strombazzata dal M5S, che nei mesi successivi
- a raccolta firme aperta- hanno scelto di cavalcare altre iniziative
propagandistiche, meno astratte, come il reddito di cittadinanza.
La notizia a mio avviso invece
c’è e merita un minimo di approfondimento, per il numero delle adesioni:
200.000 firme, poco oltre il limite di sicurezza per il deposito della proposta
e molto al di sotto delle potenzialità del M5S, che viaggia sui milioni di voti e sulle decine di centinaia di
migliaia di frequentatori del blog di Grillo (al di sopra del numero dei “cittadini”
abilitati alle consultazioni del movimento – una sorta di non-iscritti al
non-partito - , ma solo perché questa lista permane volutamente bloccata e preclusa ai nuovi non-iscritti per
evitare sorprese ai fondatori del M5S).
I parlamentari M5S, nel
presentare in TV i (pochi) scatoloni con le firme, hanno motivato l’operazione,
differenziandola da un semplice disegno di legge del loro gruppo parlamentare,
con la volontà di raccogliere adesioni al di fuori dei loro elettori,
dimostrando invece di averne raccolte poche all’interno:
- o perché l’iniziativa è apparsa intrinsecamente
debole e astrusa, anche a chi non simpatizza con l’Euro
- oppure perché l’Euro ha pochi simpatizzanti, ma
l’uscita dall’Euro, finora, di simpatizzanti ne ha ancora di meno.
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