Una riflessione
realistica sulle difficoltà dell’Europa alla prova dell’accoglienza: oltre le
strettoie dell’emergenza, l’utopia di una concreta politica di apertura.
Riassunto
Le migrazioni sono un
fenomeno radicato nelle disuguaglianze sociali ed economiche internazionali,
nelle crisi belliche e nei mutamenti climatici sul pianeta.
Come l’Europa, e
soprattutto l’Europa dei “penultimi”, vive l’arrivo sul suo territorio di una piccola
parte dei profughi e migranti in fuga dalle aree di crisi di altri continenti:
-
la risposta
egoista-sovranista
-
la risposta
anarco-internazionalista
-
le difficoltà di una
accoglienza sostenibile
UTOPIA21
si è già occupata delle migrazioni in corso a scala planetaria, sia in
relazione alle conseguenze del cambio climatico1 , sia in rapporto
alle disuguaglianze socio-economiche internazionali2 : e quindi
occorre ribadire, in premessa a qualsiasi altra considerazione, che il fenomeno
complessivo delle migrazioni (nei suoi diversi aspetti, che includono i
“migranti economici” ed i “profughi politici”, non sempre strettamente facili
da distinguere), anche intercontinentali sarà una costante dei prossimi decenni3,4,
irrisolvibile con la negazione o demonizzazione, mentre richiede un approccio
realistico e strategico.
Mi
sembra opportuno però affrontare il tema anche misurandosi con i risvolti più
immediati che coinvolgono la scena politica e mediatica europea, di un Europa
che si sente vittima di una invasione, ed è nel contempo colpita ed intimorita
dagli attacchi terroristici di matrice jihadista, ovvero islamico-radicale.
I
numeri chiariscono che le ondate di profughi e migranti che sono arrivati negli
ultimi anni, principalmente attraverso la Grecia e l’Italia, costituiscono
comunque un fenomeno marginale (soprattutto rispetto alle dimensioni del
problema dei rifugiati parcheggiati nei paesi più prossimi alle aree di crisi,
quali la Siria e varie zone dell’Africa, sconvolte da guerre e carestie).
Tuttavia
occorre considerare:
-
che
tali flussi recenti si assommano alle migrazioni (da Africa, Asia ed anche
America Latina) storicamente consolidate nell’Europa centro-occidentale (minori
e più recenti in Italia), che però vanno anche a compensare il calo demografico
e l’invecchiamento delle popolazioni autoctone,
-
che
la concorrenza degli immigrati nel mercato del lavoro rispetto agli “autoctoni”
è spesso solo parziale ed indiretta, ma complessivamente le imprese si giovano
della concorrenza degli immigrati (e delle possibilità di delocalizzare le
attività nei paesi poveri) per comprimere i livelli salariali nei paesi più
sviluppati,
-
la
distribuzione diseguale tra i vari Paesi europei (con il pesante diniego ad
ogni collaborazione da parte dei Paesi ex-comunisti ed ora anche dall’Austria),
-
la
distribuzione diseguale sul territorio, con accumuli più critici nei quartieri
periferici già disagiati, che porta a contrappore gli “ultimi” arrivati ai
“penultimi” ovvero ai più poveri tra i residenti,
-
la
scarsa capacità di integrazione di profughi e migranti complessivamente
sviluppata dallo Stato italiano, fino a fenomeni specifici di aree fuori dal controllo
delle forze dell’ordine (come già purtroppo di fronte alle punte più radicate
della criminalità mafiosa nostrana),
-
l’ipersensibilità
mediatica a tutti i casi di delinquenza riconducibile alla presenza degli
stranieri e la gestione politica sistematica da parte di diversi partiti e
movimenti del conseguente odio etnico-religioso contro immigrati ed islamici.5
Per
tutto questo la questione dell’immigrazione risulta al centro delle tensioni
sociali e politiche che scuotono variamente i Paesi europei, anche quelli meno
provati dalla lunga crisi economica, ormai decennale (e forse agli sgoccioli
nei suoi aspetti più superficiali): dal referendum “Brexit” ai confronti
elettorali in Olanda, Francia, Germania, Austria, Repubblica Ceca e
prossimamente Italia (fa eccezione il conflitto Catalunya-Spagna, che però
partecipa di uno sfondo comune di conflitto per dividere scarse risorse).
Molto
chiara ed efficace appare la propaganda delle forze sovraniste, che partono
dall’egoismo sociale (“prima gli italiani” “prima i francesi” “prima i
tedeschi, uber alles”), anche se
probabilmente di difficile attuazione (sia riguardo alla concreta gestione di
sbarchi e rimpatri, sia riguardo alle prospettive di un ritorno a protezionismi
e monete nazionali).
Al
suo opposto si delinea con sufficiente chiarezza anche una linea decisamente
utopistica ed anarchica, che invoca totale libertà di movimento per i migranti,
negando la legittimità delle frontiere (“no border”) e necessariamente degli
stessi Stati: rivoluzionari, al momento senza rivoluzione (nel senso di un
progetto alternativo praticabile), alternano l’agitazione ad apprezzabili
iniziative di solidarietà (talvolta forse però strumentali).
Se
è vero che in tutta la loro storia plurimillenaria gli stati tutelano gli
interessi costituiti, grazie alle lotte sociali degli ultimi tre secoli oggi gli
stati democratici sono tenuti a tutelare in qualche misura anche i più deboli,
che comunque nulla avrebbero da guadagnare dall’indebolimento dei pubblici
poteri (come dimostrano anche le situazioni nei territori dei cosiddetti “stati
falliti”, dalla Somalia alla Libia); è inoltre da approfondire quanta ferocia
vi fosse “prima” dell’invenzione degli stati, vedi in proposito le opposte
posizioni di Diamond6,7 e di Graeber8,9.
Tutto
ciò che sta ragionevolmente nel mezzo, dalle organizzazioni umanitarie
(dell’ONU e non governative) ai partiti e governi democratici e progressisti,
fino ai moderati più illuminati, come Angela Merkel, spazia ed oscilla tra
accoglienza e respingimento, sotto le spinte dell’opinione pubblica e
preoccupandosi per la tenuta democratica degli stati e delle istituzioni
internazionali.
Non
sfugge a queste oscillazioni e polarizzazioni la Chiesa cattolica (nelle sue
concrete espressioni periferiche); tuttavia mi sembra che gli orientamenti
espressi da Papa Francesco (e solo in parte seguiti dagli stessi cattolici,
talora frontalmente ostili, come risulta ad esempio dai movimenti ecclesiali,
vescovi compresi, in atto in Polonia “contro l’islamizzazione dell’Europa”)
siano un utile contributo anche per tutti i laici: ribadendo il primato
dell’accoglienza (e denunciando l’imperialismo economico tra i mali che creano
gran parte delle spinte migratorie, nonché riconfermando l’inaccettabilità dei
lager libici), il Papa ha infatti esplicitato la necessità della “prudenza”
nella gestione dei flussi da parte degli stati raggiunti dai migranti “Ma un
governo deve gestire questo problema con la virtù propria del governante, cioè
la prudenza. Cosa significa? Primo: quanti posti ho. Secondo: non solo
ricevere, ma integrare“10.
In
sostanza un richiamo al principio della “sostenibilità”, sociale ed economica
(e, perché no, ambientale), estesa anche alle politiche dell’accoglienza, come
dovrebbe essere per ogni progetto politico.
Forse
con un giudizio implicito (che però non mi azzardo ad attribuire al Papa),
ovvero che la fuoriuscita dalla miseria per i paesi poveri non passa per la
distruzione frontale del benessere dei paesi ricchi (benché la loro ricchezza
si fondi strutturalmente sulla povertà altrui): sono da inventare seri
meccanismi di riequilibrio nel commercio internazionale, nelle tassazioni,
negli stili di vita e di consumi (anche in relazione alla scarsità delle
risorse naturali).
C’è
il rischio, ovviamente, che l’invito alla prudenza sia tradotto in spicciolo
opportunismo, con possibili pesanti ricadute sulla pelle dei profughi e
migranti, quando l’Europa cerca di scaricarli nel limbo giuridico di Libia o
Turchia (od anche Marocco), senza farsi carico (con l’ONU e le ONG disponibili)
sulle effettive condizioni di “soggiorno” dei malcapitati (in transito o
respinti).
Infatti,
nell’ambito della prudenza, mi sembra che si possano delineare due posizioni
politiche sostanzialmente divergenti:
-
da
un lato chi, rappresentando i propri elettori, parte dai loro interessi
immediati (veri o presunti) e lì si ferma, limitando l’impegno umanitario al
minimo della decenza, ed insistendo sulla distinzione tra i “profughi politici”
(verso i quali devono valere anche le protezioni giuridiche internazionali, ben
recepite dalla nostra Costituzione) ed i semplici “migranti economici”, che si
cerca di respingere in massa, senza approfondire sulle situazioni di estremo
disagio sociale che spesso li spingono
partire;
-
dall’altro
lato chi, pur rappresentando lo stesso spettro sociale di elettori (con tutte
le concrete cautele che ciò comporta), parte effettivamente dalla
consapevolezza che tutti gli uomini sono uguali nei diritti (per il Papa ed
altri, anche fratelli) ed altresì che la salvezza a lungo termine della
convivenza sul pianeta terra (pace) e della sopravvivenza umana (equilibri
ambientali), passa dal massimo benessere possibile esteso a tutti gli
uomini, non solo ad una minoranza di
fortunati, che hanno il privilegio di essere nati in alcuni paesi; il che
include inevitabilmente una ragionevole flusso di immigrazione verso i paesi
ricchi (che ne hanno tra l’altro bisogno per riequilibrare il declino
demografico, anche qualora migliorasse, come auspicabile, il tasso di “natalità
dei nativi”).
Questa
seconda linea si concretizza in una serie di pratiche solidali messe in campo
da organizzazioni di volontariato, non solo cattoliche, operanti in Europa per
l’assistenza e l’integrazione e nei paesi poveri per alternative di salute e
sviluppo; ma include anche, in Italia, specifiche iniziative legislative, quali
il disegno di legge di iniziativa parlamentare cosiddetto ”ius soli” (che
meglio sarebbe chiamare “ius culturae”), per estendere la cittadinanza ai ragazzi
di origine straniera istruiti dalle nostre scuole, e il progetto di legge di
iniziativa popolare “ERO STRANIERO” (promosso da Radicali-ACLI-ARCI e altre
associazioni, con oltre 50.000 firme raccolte in questi mesi)11 che
punta a migliorare i processi di integrazione e soprattutto a riattivare canali
normali di immigrazione regolare per “migranti economici – le famose “quote” - (nonché
corridoi umanitari per i profughi), oggi di fatto inoperanti e stravolti dalla
“emergenza sbarchi”.
Non
mi sento di affermare con certezza che la istituzione di flussi di immigrazione
regolare eliminerebbe le correnti irregolari; ma ritengo che valga la pena di
sperimentarla, e di affrontare così in altro modo e con altra autorità morale
(per i necessari rimpatri) l’attuale “sistema” dell’emergenza (con tutto il
grumo di interessi che lo sorregge lungo una complessa e lucrosa filiera, dai
passeurs e scafisti alla delinquenza organizzata, locale e di importazione, dai
“caporali” agli imprenditori che lucrano sul lavoro in nero, da chi approfitta
sull’assistenza, fino ai politici sovranisti che ci campano elettoralmente): un
sistema estremamente costoso in termini economici e sociali, risorse che invece
potrebbero e dovrebbero essere recuperate per prospettive di dignitosa crescita
umana e lavorativa.
Dovrebbe
essere questa anche la linea di un Europa veramente democratica ed aperta, e
invece non lo è; tuttavia ciò non può essere un alibi perché in ciascun paese
ognuno non faccia del suo meglio.
Fonti:
1. Fulvio Fagiani “CLIMA E MIGRAZIONI” su
“UTOPIA21” ottobre 2016 www.universauser.it/images/Clima_e_migrazioni.pdf
2.
Aldo Vecchi ” ‘LA GRANDE FUGA’ DI ANGUS
DEATON” su “UTOPIA21” novembre 2016 - www.universauser.it/images/LA
GRANDE FUGA DI ANGUS DEATON.pdf
3.
Massimo Livi Bacci “STORIA MINIMA DELLA
POPOLAZIONE MONDIALE” - Il Mulino,
Bologna 2016
4.
Alberto Piazza, Luigi Luca Cavalli-Sforza,
Paolo Menozzi “STORIA E GEOGRAFIA DEI GENI UMANI” - Adelphi, Milano 1997
5.
Luigi Manconi, Federico Resta “NON SONO
RAZZISTA, MA – LA XENOFOBIA DEGLI ITALIANIE GLI IMPRENDITORI POLITICI DELLA
PAURA” – Feltrinelli, Milano 2017
6.
Jared Diamond “ARMI, ACCIAIO E MALATTIE -
Breve storia degli ultimi tredicimila anni” – Einaudi, Torino 1997
7.
Recensione di Aldo Vecchi sul testo di Diamond
- https://www.universauser.it/articoli.../armi-acciaio-e-malattie-di-jared-diamond.html
8.
David Graeber
“DEBITO. I PRIMI 5.000 ANNI” - Il Saggiatore, Milano 2012
9.
Recensioni sul testo di Graeber, sul blog di
Aldo Vecchi “relativamente, sì” http://aldomarcovecchi.blogspot.it in
appositi POST e nella pagina ULTERIORI LETTURE
11.
Documento “ERO STRANIERO - L'UMANITÀ CHE FA
BENE” sul sito www.radicali.it/campagne/immigrazione (che contiene altri utili materiali informativi)
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