martedì 2 febbraio 2021

UTOPIA21 - GENNAIO 2021: PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO

Un tentativo di analisi delle proposte governative per l’utilizzo dei fondi europei “Next Generation” ovvero “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” 1 , riguardo ai settori dell’edilizia e del territorio, anche in raffronto alle risorse ordinarie degli investimenti pubblici 2 (il che consente di ragionare sugli effetti incrementali o sostituivi del PNRR). Con diverse sorprese nella lettura delle quantificazioni fisiche degli interventi… 

Sommario: 

- premessa 

- il PNRR ed il patrimonio edilizio, pubblico… 

- … e privato 

- la questione sismica 

- suolo e idrologia 

- inclusione sociale 

- coesione territoriale 

- turismo e cultura 

- qualche valutazione 

Appendice: la difficile lettura della contabilità dello Stato 

PREMESSA 

Avvertenza preliminare: anche se spesso e volentieri il testo governativo parla di riqualificazione, rigenerazione, sostituzione edilizia, manca – tra le riforme collaterali e preliminari – la più volte enunciata legge per il contenimento del consumo di suolo, il che pertanto non garantisce che i fondi Recovery non finiscano per aggravare la cementificazione del Bel Paese. In questo articolo tratto del territorio limitatamente agli interventi “fisici” di trasformazione di infrastrutture e fabbricati e di costruzione e organizzazione di servizi, nuovi o preesistenti, tralasciando ciò che riguarda argomenti affrontati da altri articoli di questo “Speciale PNRR” (trasporti, sanità, parità di genere), e nella consapevolezza che invece provvedimenti di mero trasferimento monetario, come ad esempio la esenzione dagli oneri sociali per i Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 2 contratti di lavoro nelle regioni meridionali, possono influire anche maggiormente sugli assetti territoriali; come pure rilievo territoriale assumono, direttamente e indirettamente, le iniziative concernenti l’istruzione, la digitalizzazione e la de-carbonizzazione, oppure le “riforme propedeutiche” relative a giustizia, fisco e lavoro. IL PNRR ED IL PATRIMONIO EDILIZIO, PUBBLICO L’adeguamento energetico-climatico (e normativo) dell’Edilizia Pubblica e dell’Edilizia Residenziale – Missione 2, Componente 3 - costituisce al momento il capitolo più consistente tra gli interventi “fisici” contemplati dal PNRR, con quasi 30 miliardi di € (ridotto dai precedenti 40 miliardi, ma anche per la diversa collocazione dell’edilizia sanitaria, pari ad oltre 5 miliardi). Nella versione del 12 gennaio 2021 le due Linee di Intervento, sono ben distinte: nel primo – con una dote di quasi 11 miliardi di € (di cui solo 5 aggiuntivi) - ricadono esplicitamente Scuole, Tribunali, Edilizia Pubblica Residenziale (preesistente), nonché altri edifici con funzioni pubbliche, salvo quelli inseriti in programmi specifici, per lo più di nuova costruzione o di sostituzione edilizia (dove talvolta non è chiaro il confine tra spese per interventi edilizi e spese per l’avviamento funzionale): Sanità e Assistenza, Asili-Nido e Scuole materne, Alloggi Universitari e Ricerca, nuovi alloggi popolari e dintorni (“Housing sociale”), Grandi Attrattori Culturali e Culto, nonché altri interventi turistico-culturali e/o di riqualificazione territoriale, per un ulteriore ammontare di circa 30 miliardi di € (al netto dei fondi per la ricostruzione nelle aree terremotate); programmi che tratterò in parte nei successivi paragrafi (oppure che sono oggetto di altri articoli in questo servizio “Speciale PNRR”). Diversamente dalla precedente bozza del PNRR (6 dicembre)3 , il testo approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio, - divide ulteriormente l’importo totale per quanto riguarda l’edilizia pubblica in: o scuole: 7 miliardi (di cui un decimo per nuovi plessi scolastici sostitutivi di scuole esistenti); di questi però solo poco più di un miliardo è aggiuntivo, il resto riguarda il diverso finanziamento del programma di edilizia scolastica già in vigore 2 ; o edilizia pubblica residenziale: 3,35 miliardi (di cui 1,35 nelle città metropolitane); o edilizia giudiziaria quasi 0,5 miliardi; o mentre per il restante demanio dello Stato si accenna alla parallela disponibilità di 0,25 miliardi sui fondi “PON” ovvero “Programmi Operativi Nazionali” (tali programmi sono finanziati dalla Commissione europea per favorire la parità economica e sociale di tutte le regioni dell'Unione Europea e ridurre il divario tra quelle più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo). - inizia ad addentrarsi nella quantificazione fisica degli interventi, anche in rapporto ai fabbisogni pregressi, con le seguenti specificazioni (a mio avviso però in parte poco attendibili): o 6,5 miliardi di € per la riqualificazione di edifici scolastici esistenti dovrebbero migliorare il 20% dell’attuale patrimonio, in aggiunta ad un 30% che già sarebbe adeguato; Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 3 o 0,6 miliardi di € per nuove scuole, “soprattutto nelle aree a maggior rischio sismico”: “Il numero degli edifici oggetto di intervento è pari al 20% del patrimonio esistente” (il che pare credibile se si riferisce alle sole aree a maggior rischio sismico, anche se il testo non lo esplicita; perché con 600 milioni di € è ragionevole costruire 200 o 300 nuove scuole, a fronte di oltre 40.000 edifici scolastici pubblici esistenti); o sono invece inseriti nella Missione 4 “Istruzione e ricerca” gli investimenti per:  nuovi asili-nido e sezioni “Primavera” di ingresso anticipato alle scuole materne, per un totale di 4,6 miliardi di € (ne parla Anna Maria Vailati nell’articolo sulla parità di genere), ove mi preoccupa l’impatto sul suolo, forse anche inedificato, di questa pioggia di 1.000 o 2.000 nuovi fabbricati a forte caratterizzazione funzionale e quindi più difficilmente ricavabili da interventi di recupero;  1 miliardo di € per edilizia residenziale universitaria;  1 miliardo di edifici a servizio della Ricerca; o 2 miliardi di € per il rinnovo dell’Edilizia Pubblica Residenziale dovrebbero consentire l’intervento sul 20% di 10.200.000 m2 di superficie utile degli alloggi interessati, con un costo medio attorno a 1.000 €/m2, che mi pare francamente piuttosto elevato (non lontano dal costo di ri-costruzone), considerato che per l’eco-bonus (privati e IACP) si ipotizza una spesa media molto inferiore, attorno ai 300 €/m2 (inoltre non si sa quanto di questa estensione sia già energeticamente adeguato, probabilmente pochissimo, data la vetustà dell’edilizia popolare in Italia, ove da alcuni decenni non si investe significativamente per nuove costruzioni); non vi sono quantificazioni fisiche per il parallelo programma sull’E.R.P. nelle città metropolitane; o 0,47 miliardi di € (più 0,15 di fondi P.O.N.) per l’edilizia giudiziaria dovrebbero applicarsi a 40 sedi di uffici giudiziari, a fronte di circa 150 sedi giudiziarie, di cui solo alcune già adeguate. …E PRIVATO Il programma di riqualificazione energetica (e sismica) dell’edilizia residenziale (non solo privata, ma anche degli Istituti Case Popolari o altrimenti denominati) conta su un ammontare complessivo di 18,5 miliardi di € (di cui oltre 8 aggiuntivi) A, estendendo fino al 2023 il meccanismo degli eco-bonus al 110% (che sta già partendo con risorse nazionali, ma è limitato nel tempo ed esclude alcune categorie di fabbricati, ad esempio gli edifici plurifamiliari con più di 4 alloggi appartenenti ad un unico proprietario: il che danneggia tali proprietari, ma anche i rispettivi inquilini). Tale investimento corrisponderebbe alla seguente quantificazione: “In termini di superficie sottoposta a riqualificazione energetica e sismica, si stimano circa 3 milioni di metri quadri riqualificati per anno, corrispondenti a circa l’1% della superficie complessivamente occupata da edifici residenziali”: quantificazione che a mio avviso include un clamoroso A Nella tabella conclusiva del PNRR, nella colonna H relativa ai finanziamenti pluriennali ordinari, figura altresì un ulteriore importo di 6,4 miliardi Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 4 refuso di stampa, probabilmente andava scritto 30 milioni di metri quadri (manca solo uno zero…) B Tali quantità (rettificate, come in nota B) sono solo parzialmente coerenti con gli indirizzi europei 4 , aventi un orizzonte al 2030 per conseguire “almeno il raddoppio del tasso annuo di ristrutturazione energetica degli edifici residenziali e non residenziali entro il 2030”, e però anche per arrivare a ristrutturare entro tale data “35 milioni di unità immobiliari”, e cioè in Italia oltre 3 milioni, per una spesa attorno a 100 miliardi di € (non tutta necessariamente a carico dello Stato). Il che non si può conseguire fermando l’intervento come ‘una tantum’ al 2023. In merito all’eco-bonus 110% mi sembra opportuno evidenziare infatti che a mio avviso si tratta di una provvidenza forse fin troppo generosa verso quel largo “ceto medio” dei proprietari di case, già beneficiato dalla abolizione delle tasse sulla prima casa, e che attraverso questa procedura di incentivazione alla riqualificazione energetica godranno – a costo zero - di un apprezzamento dei valori immobiliari (a scapito in particolare di una correlativa svalutazione dei fabbricati che – per vari motivi – non verranno riqualificati), nonché dei risparmi su tutte le future bollette energetiche (gas ed elettricità), oltre all’immediato maggior comfort abitativo. Considerando che il complesso meccanismo del rimborso in 5 anni sui crediti fiscali spinge in generale i proprietari di alloggi ad avvalersi di banche od imprese per il finanziamento dei lavori (cedendo loro il margine del 10%), probabilmente una incentivazione minore sarebbe stata più equa (in rapporto alle categorie meno garantite degli inquilini e dei senza-casa, nonché dei proprietari che non riusciranno ad avvalersi del ‘bonus’), ma comunque efficace (sia per la riduzione delle emissioni in atmosfera, sia per il rilancio del settore edilizio. Tale riduzione sarebbe possibile inglobando nei conti del dare ed avere i successivi benefici sulle bollette per una decina di anni successivi, sempre interponendo un soggetto finanziario tipo ESCO (‘Energy Service Company’, con il potenziale coinvolgimento delle imprese che vendono energia elettrica e gas), e quindi senza chiedere comunque anticipazioni né esborsi diretti ed immediati agli stessi proprietari, che comparteciperebbero alla spesa continuando a pagare per qualche anno bollette di gas ed energia elettrica di importo invariato anziché ribassato (fatti salvi eventuali contributi per i meno abbienti). In tale direzione di incentivazione mediata da soggetti finanziari e da ESCO, mi pare orientato anche il documento di indirizzo della Commissione Europea 4 , già sopra citato, che inquadra inoltre la programmazione della riqualificazione energetica dei fabbricati in un più ampio ragionamento normativo, tecnologico e socio-economico, con cui comunque l’Italia dovrà fare i conti, perché dovrebbe tradursi in specifiche direttive – in parte cogenti - nel giro di 2-3 anni. B A me risulta infatti che – risalendo al censimento 2011 – gli alloggi complessivamente disponibili in Italia erano già allora quasi 24 milioni, con una superficie media di poco inferiore a 100 m2, e quindi con una superficie complessiva di poco inferiore a 2.400.000.000 m2 (due miliardi e 400 milioni), il cui “1%” è quindi – aggiornato al 2020 – più vicino ai 30 milioni di m2 che non ai 3 milioni del testo governativo in esame. Controprova è che il contributo medio per alloggio dell’eco-bonus è attorno ai 30.000 €, per cui i 18,5 miliardi portano a riqualificare circa 617.000 alloggi, cioè attorno a 61.700.000 m2, nell’insieme corrispondenti al 2,6% del patrimonio residenziale complessivo (nel triennio 2021-23). Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 5 Inoltre la scelta di intervenire solo attraverso contributi per singoli fabbricati può avere qualche contro-indicazione, perché si escludono di fatto progetti più complessivi, come il tele-riscaldamento, perché si rischia di risanare alcuni edifici che meriterebbero invece di essere sostituiti, perché non si colgono le opportunità di “sinergia climatica” relativamente alle aree esterne ai fabbricati: alberature, porticati, frangi-vento, ecc. . Ancora ritengo doveroso osservare che appare molto debole il sistema dei controlli, e che – anche a prescindere da possibili truffe o malversazioni - il rimborso al 110%, limitato solo da massimali assoluti di contributo e dal prezziario ufficiale, rischia di conferire indebiti guadagni lungo la filiera committenti/amministratori/progettisti/imprese/banche, sicuramente senza far tornare alle casse pubbliche i possibili risparmi derivanti da una sana concorrenza, tecnologica od esecutiva. LA QUESTIONE SISMICA Particolarmente grave invece appare, non solo a me 5,6, ma soprattutto ai maggiori esperti del settoreC,7, il discioglimento nei bonus 110% delle risorse per la prevenzione sismica, destinandole quindi “a pois” alla casuale libera iniziativa dei singoli proprietari di fabbricati, in assenza di qualsivoglia strategia non solo territoriale (alcuni borghi forse non devono essere ricostruiti come erano e dove erano), ma addirittura senza alcuna progettazione per isolati o comparti (talché il singolo edificio reso antisismico rischierà di essere travolto dagli adiacenti edifici non consolidati, o comunque inaccessibile perché circondato da macerie), e senza priorità di intervento in favore dei territori più fragili. In questo modo, pur investendo risorse non trascurabili, si rischia di non conseguire nessuna seria prevenzione anti-sismica. Infatti a tal fine i 100 milioni annui di € del bilancio ordinario dello Stato2 per il triennio 2021- 2023, non riepilogati dal PNRR, costituiscono un importo irrisorio a fronte di un fabbisogno enorme, che richiederebbe al minimo 2 miliardi annui per vent’anni. Ma a questo prezzo sia il ceto politico che la pubblica opinione, scordato l’ultimo terremoto, si rifiutano di seguire il parere degli scienziati (come sono stati invece costretti a fare, in parte, per la Pandemia Covid19). SUOLO E IDROLOGIA Un altro rilevante capitolo del PNRR, Missione 2, Componente 4 sotto il titolo “Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica”, include interventi che spaziano dalla “mitigazione del dissesto idrogeologico e di incremento della resilienza agli eventi climatici estremi” (anche con la riforestazione) all’ “utilizzo sostenibile (civile ed irriguo) della risorsa idrica” e alla “qualità di acque interne e marine”. C Mi riferisco all’appello “Manifesto per una strategia nazionale di riduzione dell’impatto dei terremoti sulle popolazioni esposte a maggior rischio, dopo cent’anni di fallimenti” 7 , promosso nello scorso novembre da Roberto De Marco, Emanuela Guidoboni, Gianluca Valensise, Teresa Crespellani, Elisa Guagenti Grandori, Vincenzo Petrini, Umberto Allegretti, Fabio Sabetta, Giovanni Manieri Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 6 L’importo complessivo è di 15 miliardi di €, di cui però solo 3,65 aggiuntivi, e per il resto conferma di programmi di spesa pluriennali già in vigore 2 : ciò vale soprattutto per le voci maggiori, come il contrasto al dissesto idrogeologico (che resta attorno a 3,5 miliardi di € e quindi non subisce quella accelerazione che a mio avviso è necessaria ed è possibile, stante la progettazione pregressa) e per il promettente ma vago capitolo “Resilienza, valorizzare del territorio e efficientamento energetico dei comuni” (confermato in 6 miliardi di €). Mentre risultano significativamente aumentati i finanziamenti per le risorse idriche (fonti primarie, reti distributive, comparto agricolo, fogne e depuratori), da meno di 2 a più di 4 miliardi, e vengono introdotti nuovi programmi – da mezzo miliardo di € ciascuno - per la gestione ecologica dei porti (e dei rifiuti marini) e per le ‘reti verdi urbane’; per la riqualificazione del patrimonio forestale si attende la programmazione di specifici fondi europei (FEASR). Le specificazioni dei progetti aggiuntivi risultano ancora molto sommarie: ad esempio: 100 interventi, soprattutto al Sud, per le infrastrutture idriche primarie; per le reti idriche: “investimenti per ammodernare ed efficientare 45 reti di distribuzione idrica, per circa 25.000 Km con una riduzione delle perdite del 15%”. INCLUSIONE SOCIALE Nel capitolo “inclusione sociale” del PNRR – Missione 5 - , che si compone in buona parte di spese correnti per il lavoro e per “il rafforzamento dei servizi sociali” e “l'adozione di modelli innovativi di presa in carico dei soggetti più fragili” (spese ‘una tantum’ che dovranno poi trovare nella contabilità pubblica successiva al 2023 una continuità di finanziamenti con altri mezzi oppure un accertabile superamento per ‘finita emergenza sociale’), figurano anche alcuni importanti filoni di investimenti. Nella Componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, a fianco delle provvidenze monetarie del Family Act (che non sono finanziate dal PNRR) si colloca la Linea di Intervento “Servizi socioassistenziali, disabilità e marginalità”, con quasi 4 miliardi di €, tutti aggiuntivi: - 2,6 miliardi di € per “Infrastrutture sociali a favore di minori, anziani non autosufficienti e persone con disabilità, con particolare attenzione alla prevenzione delle vulnerabilità di famiglie e minori… La progettazione è affidata agli Enti locali in sinergia con il Terzo settore”, - 0,5 miliardi per l’adeguamento tecnologico specifico di alloggi per soggetti disabili, al fine di consentir loro una tendenziale autonomia, - 0,7 miliardi di € (inclusi fondi P.O.N.) per “Programmi di housing temporaneo (fino a 24 mesi) per singoli o nuclei familiari in difficoltà estrema con contestuali azioni volte ad agevolare l’uscita dai percorsi di assistenza. Nei centri urbani di più grandi dimensioni, sono previsti progetti dedicati a persone che versano in condizioni di marginalità estrema e senza fissa dimora. Nelle strutture realizzate e dedicate all’accoglienza notturna o temporanea (Stazioni di Posta) opereranno equipe multidisciplinari che prenderanno in carico gli utenti e con un approccio socio sanitario integrato, ne favoriranno l’inserimento nel mondo del lavoro”: ho riportato per intero questo brano, perché apprezzo Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 7 o sia la svolta verso la presa in carico da parte delle pubbliche istituzioni (e non solo della pur benemerita carità privata) del problema drammatico dei senzacasa, acuito sia in Italia che in Europa dalle ripetute crisi socio-economiche, o sia le modalità, tendenzialmente attente alla peculiarità degli approcci necessari, non ’freddamente burocratici’, o sia ancora l’importo, modesto ma non trascurabile, o (apprezzo meno la ri-denominazione dei ‘dormitori’ in “Stazioni di Posta”, che rievoca cavalli e carrozze, sigilli e timbri; avrei suggerito piuttosto “Casa Amica”). La mia impressione positiva si estende all’intero intervento, riguardo al coinvolgimento di enti locali e del terzo settore, che può rendere più utilmente flessibile l’adesione alla variabilità dei bisogni locali effettivi, ma che non è priva di rischi di commistione con interessi privati e clientelari. Rilevo anche l’assenza di quantificazioni fisiche per gli interventi proposti, segno di una scarsa maturità progettuale nel settore. Le altre due Linee di Intervento della Componente, per complessivi 6,3 miliardi di € (di cui 3 aggiuntivi) riguardano: - 3,5 miliardi di € (di cui solo 0,7 aggiuntivi per la “Rigenerazione Urbana”, ovvero “Interventi … mirati alla rigenerazione urbana e rifunzionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, con particolare attenzione alle periferie. Si propone di contribuire alla riduzione delle difficoltà abitative e insediative con particolare riferimento al patrimonio pubblico esistente ed alla riqualificazione in quartieri privi di servizi.”, sia nella Città Metropolitane che negli altri territori; - non meno di 2,8 miliardi di €, quasi tutti aggiuntivi, per il cosiddetto “Housing sociale”, cioè per “Progetti di recupero territoriale e d’incremento della disponibilità di alloggi pubblici, per sostenere le persone vulnerabili e le famiglie a basso reddito e investimenti per ampliare l’offerta di edilizia residenziale pubblica e di alloggi a canone calmierato, anche per studenti …” L’importo dovrebbe aumentare, perché si prevede il coinvolgimento di capitali privati (a partire dalle Fondazioni Bancarie?); - 0,7 miliardi (aggiuntivi) per “Sport e periferie.” “Si tratta di un modello d’intervento di contrasto al degrado urbano attraverso il recupero di infrastrutture sportive e la realizzazione di parchi urbani attrezzati. In tal modo si favorirà lo sport anche come strumento di contrasto all’emarginazione, e di aiuto alla socializzazione, soprattutto tra i giovani.” Anche qui non si riscontrano quantificazioni fisiche. L’edilizia pubblica residenziale era sostanzialmente scomparsa da molti anni dall’orizzonte della spesa pubblicaD,7 . Si può anche rilevare una non casuale coincidenza tra tale D nella Finanziaria figurano solo 300 milioni circa di €/anno per “politiche abitative”, “Edilizia residenziale sociale” e “Interventi e misure per la riduzione del disagio abitativo” (tuttavia è stato inoltre scovato un residuo di 219 milioni dal 1978, ora spendibile ‘una tantum’). Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 8 sparizione e la comparsa di consistenti flussi migratori (anche nelle potenziali graduatorie di assegnazione deli alloggi, pertanto divenuti fantasma)E. Ri-denominate “housing sociale”, le case popolari erano di fatto abbandonate alla buona volontà del ‘terzo settore’ ed in particolare delle fondazioni bancarie (con interessanti sperimentazioni, ma anche qui con modestissimi finanziamenti rispetto al fabbisogno); il PNRR quindi indica una rilevante inversione di tendenza, anche se con importi ancora scarsi rispetto al fabbisogno. La rigenerazione urbana e le periferie sono invece oggetto di altalenanti attenzioni 2 : si conclude nel 2021, con 226 milioni di € l’esperienza del “bando periferie”, lanciato dal governo Renzi, mentre nel 2020 è comparsa una nuova ‘una tantum’ per la “qualità dell’abitare” di 853 milioni di €, sempre in forma di bando (ma ogni volta con nuovo linguaggio e nuove regole); nulla è previsto in Finanziaria per il 2022 ed il 2023, tranne una modesta cifra per la “rigenerazione urbana” per 1,5 milioni di € annui nel bilancio del Ministero dei Beni Culturali; con l’inserimento nel PNRR, seppur con piccolo incremento di dotazione, si auspica che il tema esca dalla improvvisazione per divenire elemento costante di programmazione, soprattutto per far crescere in tale direzione le strutture degli enti locali. COESIONE TERRITORIALE Parzialmente intrecciate ai temi dell’”inclusione sociale”, sono quelli della “coesione territoriale”, Componente n° 3 della Missione 5 che prevedono una spesa di 4,2 miliardi di €, tutti aggiuntivi (ma correlati ai fondi europei REACT-EU, agganciati a diverse Missioni del PNRR) e comprendono quattro Linee di Intervento assai differenziate: - 1,5 miliardi di € per il “rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne (SNAI), in coerenza con quanto definito nel Piano Sud 2030 …, prevede interventi aggiuntivi per migliorare il livello e la qualità dei servizi scolastici, sanitari e di mobilità, un potenziamento dell’infrastrutturazione sociale, ambientale e digitale …, nonché misure a sostegno dell’imprenditoria giovanile, in particolare nel settore turistico e agroalimentare, e del reinsediamento abitativo e produttivo”, avendo alle spalle una discreta progettazione di interventi locali, già finanziati con 668 milioni di €/annui F,2 (e pertanto concentrate in aree pilota, che potranno essere estese per un ulteriore 50%) - 1,8 miliardi di € al Piano per le aree dei Terremoti 2009 e 2016; - 0,6 miliardi di € per gli “3. Ecosistemi dell'innovazione al Sud, in contesti urbani marginalizzati. …” - 0,3 miliardi di € per la valorizzazione dei beni sottratti alle mafie. Anche questa Componente non presenta previsioni fisiche quantificate. E Il tema degli immigrati, probabilmente per prudenza (o codardia) politica, è rigorosamente assente dall’intero PNRR, anche quando si parla di “inclusione sociale”, di aree interne che si spopolano, di preoccupante calo demografico, oppure di virtuosi controlli telematici sulla filiera agro-alimentare ed anche quando si rilancia un comparto edilizio che poi di fatto trova tra gli immigrati gran parte della sua forza di lavoro. F Pur parlando di “rafforzamento” della strategia SNAI, il testo del PNRR non menziona, nemmeno alla colonna H della Tabella finale, tali stanziamenti pluriennali presenti nella Finanziaria.2 Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 9 TURISMO E CULTURA Rilevanti sono anche i risvolti edilizi e territoriali della Missione 1.3, “Turismo e Cultura”, con importo complessivo di 8 miliardi di € (quasi tutti aggiuntivi), a fronte di soli 3 miliardi nella versione del 6 dicembre 2020. La Missione si articola in 3 Componenti, di importi quasi equivalenti, di cui le prime 2 includono cospicui investimenti in “opere” (essendo invece la 3^, “Turismo e Cultura 4.0” in prevalenza dedicata alla modernizzazione digitale del settore, con 2,9 miliardi di €): - sui 2,7 miliardi di € per “Patrimonio culturale Next Generation”, 1,4 riguardano il “Potenziamento del piano strategico Grandi Attrattori turistico-culturali” ed il “Miglioramento dell'accessibilità fisica” ai beni culturali, e 0,8 il patrimonio astoricoartistico di Roma (“Caput mundi” e sede del Giubileo 2025) ed un progetto per Cinecittà; - i 2,4 miliardi di € per “Siti minori, aree rurali e periferie” si dividono in 5 “Linee di Intervento”, in particolare per i Borghi, i Luoghi Identitari, i Parchi e Giardini Storici, nonché per il consolidamento anti-sismico per gli edifici dedicati al Culto. Nell’insieme si configura come un programma articolato in molti filoni, di cui però il PNRR rende noto poco più che i titoli (invero piuttosto accattivanti), cui forse corrispondono progetti già sviluppati dal Ministero dei Beni Culturali e dagli altri soggetti interessati. C’è però il rischio della dispersione, e la difficoltà di coordinare tali interventi, disseminati su diversi territori, con le altre iniziative localizzate o da localizzare nel restante P.N.R.R. QUALCHE VALUTAZIONE Stante la complessità del Recovery Plan, nonché la nebbia che ancora ne avvolge il processo di implementazione ed approvazione, appare difficile esprimere valutazioni articolate per i singoli settori, oltre a quanto, con Fulvio Fagiani, ho esposto nell’articolo introduttivo. Tuttavia mi azzarderei ad affermare che - per l’Edilizia si profila complessivamente una grande occasione di rilancio produttivo, virtuosamente spostata – rispetto agli ultimi decenni di cicliche “abbuffate immobiliari” e repentine crisi - più sul recupero che sulle nuove costruzioni, e più sul pubblico che sul privato: con tutte le cautele del caso riguardo alle modalità di appalto, visto che ad oggi non si profila la promessa revisione organica dell’apposito Codice (e si è invece andati a picconare quello vigente, a colpi di varie “semplificazioni”); - per il Territorio si aprono interessanti occasioni per intervenire su alcuni fronti da tempo in sofferenza, dall’idro-geologia alla resilienza urbana, dalle periferie alle aree interne, con gravi carenze riguardo alla prevenzione sismica e con timide aperture per l’edilizia sociale, ma in assenza si una pianificazione territoriale coerentemente sviluppata alle divere scale. Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 10 Il non risolto rapporto del PNRR con i costi futuri di manutenzione e gestione degli investimenti, e di restituzione del debito (di cui abbiamo parlato nell’articolo introduttivo) mi sembra particolarmente rilevante rispetto alle linee di intervento qui esaminate. In particolare, a mio avviso, la programmazione pluriennale sui fronti di spesa che non si sì esauriscono con un ciclo di investimenti straordinari a medio termine (ad esempio gli asilinido), ma richiedono risorse permanenti (ad esempio la rigenerazione urbana) oppure a lungo termine (e ad esempio la prevenzione sismica, ad oggi sotto-finanziata), dovrebbero essere, gradualmente e però stabilmente finanziati da entrate proprie e specifiche, come quelle derivanti da una riforma fiscale sugli immobili, invano raccomandata dalla Commissione Europea, e su cui in precedenti occasioni 8,9 ho indicato le opzioni di equità (ed efficienza) che mi sembrano indispensabili e che qui riassumo: - riforma del Catasto (decreto delegato già pronto, ma non approvato) - ritorno dell’IMU-ICI sulla prima casa (oltre un livello di abitazione mediamente adeguato) - detrazione dei canoni di locazione dall’imposta sui redditi (fino ad un livello di abitazione mediamente adeguato) e sostegno al pagamento degli affitti per i meno abbienti - spostamento delle imposte sulle transazioni immobiliari dal valore totale alle plusvalenze (da incamerare in gran parte alla mano pubblica). APPENDICE: LA DIFFICILE LETTURA DELLA CONTABILITÀ DELLO STATO Per scrivere questo articolo si è reso necessario consultare “la Finanziaria” 2 , ma ho scoperto che non è affatto semplice, per un comune cittadino, sia pure mediamente istruito. Innanzitutto la cosiddetta “Finanziaria”, ovvero “legge di Stabilità” si inserisce su un bilancio triennale in corso, aggiungendo in coda un ulteriore anno (nel nostro caso il 2023) e confermando o correggendo gli importi già approvati nel 2019, sia per l’anno a venire (2021) che per il successivo (2022), nonché le eventuali previsioni per singole leggi di spesa che prevedano ulteriori proiezioni pluriennali (es. riassetto idro-geologico). Il suo testo è pertanto intessuto di “Il fondo per pinco pallo è aumentato di 235.789.200 € ecc.” senza rammentare in loco di quanto era costituito il fondo stesso; più fortunato è il lettore se il Fondo viene istituito ex-novo (anche se trovo incomprensibile, ad esempio, che il ministero dell’Ambiente, per quattro operazioni promozionali tipo “sperimentazione dei vuoti a rendere”, istituisca per ciascuna di esse un distinto fondo da 5 milioni di €, che avrà distinte gestioni, residui ecc., e non un solo fondo da 20 milioni per l’elenco di insieme delle 4 campagne). Poi si aggiungono gli emendamenti parlamentari, che raramente portano chiarezza, ma per lo più si disperdono in mille rivoli (del tipo un contributo all’Unione Industriale Biellese per la promozione della filiera del filato di pura lana, ecc.). E – ringraziando la pessima abitudine di annullare le competenze del Senato, alla faccia della vigente e strenuamente difesa Costituzione – per fortuna che gli emendamenti negli ultimi anni li fa solo la Camera dei Deputati (la situazione migliorerà ancora con 230 deputati in meno?) Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 11 Infine interviene la fiducia, che cancella la suddivisione del testo in articoli, che hanno un indice ed una numerazione, e li trasforma in un unico emendamento continuo di qualche migliaio di commi senza titoli né indice (un po’ come in quei romanzi sperimentali senza punteggiatura…). A questo punto occorre però considerare però che – in parallelo alla “Legge di Stabilità” – viene approvato il “Bilancio dello Stato”, che – oltre ad un lungo testo ben articolato – comprende in allegato numerose tabelle, per lo più comprensibili solo ad un esperto ragioniere; tranne l’ultima, che riepiloga le spese per “azioni” (non quelle delle “Società per Azioni”, che pure probabilmente sul Bilancio di guadagnano), ma nel senso di “operazioni di governo”, dove si usa un linguaggio abbastanza “normale” per spiegare quali sono gli impegni di spesa per ciascuna delle tre annualità in esame. Le “azioni” però non corrispondono ai “fondi” di cui si occupa la Legge di Stabilità, ma sono aggregati in voci più ampie, il che consente una migliore comprensione dell’insieme, ma non dei dettagli. Inoltre, mentre studiavo l’argomento, l’insieme Bilancio+Stabilità non era stato ancora formalmente approvato dal Senato, né tanto meno vidimato dal Presidente della Repubblica (che ha potuto prenderne visione e valutarlo per circa 48 ore), e ho dovuto accontentarmi dell’impostazione iniziale del Governo, esaminando a parte l’influsso dei Deputati. A proposito di web aggiungo che poco aiuto ho trovato tra i terzi commentatori per ricostruire i principali impegni di spesa (ad esempio: quanto costa l’eco-bonus, prima e dopo il passaggio parlamentare), essendo quasi tutti i siti orientati solo ad avvertire le categorie di utenti sui possibili vantaggi di questo o quel provvedimento; il che credo che sia anche indicativo del livello del dibattito politico ed accademico sulle principali decisioni che lo Stato assume annualmente (fanno eccezione Cottarelli e pochi altri). Mentre a mio avviso la lettura è assai istruttiva, - sia per le grandi cose: ad esempio, si spendono ogni anno 4 o 5 miliardi per ammodernare i sistemi di armamento e 0, 2 milioni per i parchi nazionali; 3 miliardi per immigrazione e accoglienza e 1 miliardo per cooperazione internazionale (il famoso “aiutiamoli a casa loro”); 4 miliardi per la ricerca e 1,8 miliardi per la RAI; 0,6 per trasferimenti alle scuole private e 0,3 per il diritto allo studio; mentre le più grandi voci – quelle da una o più decine di miliardi, sul totale di oltre 1.000 miliardi di € del Bilancio - sono istruzione, previdenza e assistenza, imprese e lavoro, personale civile e militare, trasporto pubblico, quote verso l’Europa (queste con corrispondente rientro), essendo la salute finanziata in prevalenza nei bilanci delle Regioni; - sia per le piccole curiosità, legate anche alle mode politiche stratificate in vari momenti: dal “federalismo amministrativo” (mentre l’art. 151 della Legge di Stabilità si intitola “Rinvio del “Federalismo fiscale”), alla “Promozione e attuazione di politiche di sviluppo, competitivita' e innovazione, di responsabilità sociale d'impresa e movimento cooperativo”, azione 11.5, dove poi – a guardar bene – per la “responsabilità sociale di impresa” non si riscontra nessun dettaglio. D’altronde il mutar nomi alle istituzioni è un gran passatempo delle Istituzioni stesse, che talvolta ne rimangono vittima: talché si rende necessario un comma ‘normativo’ della stessa Finanziaria per chiarire che una precedente norma, relativa agli Istituti Autonomi Utopia21 – gennaio 2021 A.Vecchi: PNRR: L’EDILIZIA E IL TERRITORIO 12 Case Popolari, si deve applicare anche in quelle regioni che hanno cambiato nome agli IACP, chiamandoli ALER, ATER, e via denominando. aldovecchi@hotmail.it Fonti: 1. PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA – versione approvata dal Consiglio dei Ministri il 12/01/2021 – in Atti Camera XXXVII – reperibile anche su https://www.corriere.it/economia/consumi/21_gennaio_12/piano-nazionaledi-ripresa-resilienza-a24755fe-54a8-11eb-89b9-d85a626b049f.shtml 2. LEGGE DI STABILITA’ E BILANCIO DELLO STATO PER IL 2021 - https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2020/12/30/322/so/46/sg/pdf 3. PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA – versione esaminata dal Consiglio dei Ministri il 6/12/2020 su https://www.corriere.it/economia/tasse/20_dicembre_07/pnrrbozzapercdm7dic2 020-7908fa02-3898-11eb-a3d9-f53ec54e3a0b.shtml 4. Commissione Europea – ONDATA DI RISTRUTTURAZIONI - https://ec.europa.eu/italy/news/20201014_Ue_ristrutturare_per_abbatere_le_e missioni_e_stimolare_la_ripresa_it 5. Aldo Vecchi – “CASA ITALIA?” – su UTOPIA21, settembre 2016 www.universauser.it/articoli-recenti/ottobre-2016/casaitalia.htm 6. Aldo Vecchi - AGGIORNAMENTO SU “CASA ITALIA” su UTOPIA21, novembre 2017 - https://drive.google.com/file/d/17KnWw2FfzlUqJ5usm6HKnK1045PnYhdF/view 7. Roberto De Marco ed altri - MANIFESTO PER UNA STRATEGIA NAZIONALE DI RIDUZIONE DELL’IMPATTO DEI TERREMOTI SULLE POPOLAZIONI ESPOSTE A MAGGIOR RISCHIO, DOPO CENT’ANNI DI FALLIMENTI – novembre 2020 - https://www.sicuriperdavvero.it/contributi/la-prevenzionesismica-una-sconfitta-culturale-un-impegno-inderogabile/ 8. Aldo Vecchi - L’UTOPIA (ITALIANA) DELLA CASA, PER TUTTI – su Utopia21, luglio 2018 - https://drive.google.com/file/d/1Uzz_gkXHQdEy91sUiA_j2hlfobRsbv0m/view. 9. Aldo Vecchi – DIRITTO ALLA CASA E FISCO – sul Blog “relativamente, sì” - 19 luglio 2015 - https://www.blogger.com/blog/post/edit/5685089101266198696/139424222590 4288067

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