In un libro-intervista, a cura di Fulvio Lorefice, il leader del Forum Disuguaglianze e Diversità aggiorna valutazioni e obiettivi dopo oltre due anni di attività
Sommario:
-
gli sviluppi delle attività e delle posizioni del forum DD
-
tecnocrazia e politica: un percorso anche autobiografico
-
soggetto politico e alleanze; socialismo e conflitti
-
alcune note a margine
- IN APPENDICE UNA
SINTESI DELLE PROPOSTE DEL FORUM DD NEL 2019
(in corsivo i commenti più
personali)
GLI SVILUPPI DELLE
ATTIVITA’ E DELLE POSIZIONI DEL FORUM DD
L’intervista
(non sempre compiacente) di Fulvio Lorefice
a Fabrizio Barca dal titolo “Disuguaglianze Conflitto Sviluppo” (2021)
1, in raffronto con il documento del Forum Disuguaglianze e Diversità “15
proposte per la giustizia sociale” (2019) 2,3, consente di
apprezzare l’evoluzione delle posizioni espresse da Barca e dal Forum,
soprattutto riguardo a:
-
una
maggior radicalità sociale, con l’esplicito riferimento al concetto di “classe”
(da integrare con “genere, ambiente, razza”) ed a quello di “sfruttamento
capitalistico”, con l’obiettivo non più solo di una società più giusta, ma
anche esplicitamente di una compressione del capitalismo [A];
-
una
maggior attenzione alle sperequazioni internazionali ed ai ‘poveri dei paesi
poveri’ (prima considerati, ma - con
apprezzabile preveggenza - solo per
l’aspetto della ricerca farmaceutica), con la proposta di un “nuovo
internazionalismo”, sia per i movimenti che per gli stati democratici (a
partire da una svolta democratica da imprimere alle istituzioni europee);
-
una
maggior sensibilità ai temi ambientali ed in particolare alla “giustizia
climatica” (poco invece ancora, mi sembra
alla limitazione delle risorse ed ai vincoli derivanti dal rispetto delle
biodiversità);
-
quanto
sopra in sintonia con le encicliche di Papa Francesco, ed in particolare con la
sua predicazione di fratellanza universale, ma non astrattamente cosmopolitica,
e di invito al confronto serrato con tutte le controparti locali.
Tale
evoluzione risulta correlata al cammino percorso in questo periodo, dentro al
Forum DD, per l’attiva influenza di suoi componenti come la Caritas, LegAmbiente[av1] , ActionAid e Cittadinanzattiva,
nonchè dal Forum con altri raggruppamenti (ASviS, educAzioni, TiCandido, ForumPA,
e altri) su temi come il reddito di emergenza o la povertà educativa o ancora
la selezione del personale politico e di quello amministrativo. Da non
trascurare anche la partecipazione dello stesso Barca con Elena Granaglia
(sempre del Forum DD) alla “Commissione Indipendente per l’Uguaglianza
Sostenibile” (I.C.S.E.) che ha redatto la bozza di programma del Gruppo
Euro-Parlamentare dei Socialisti&Democratici su cui riferisco in altro articolo di questo numero di Utopia21.
TECNOCRAZIA E POLITICA:
UN PERCORSO ANCHE AUTOBIOGRAFICO
Gli
allargamenti di orizzonti e gli approfondimenti di prospettiva non escludono la
conferma dei più specifici ‘cavalli di battaglia’ del Barca-pensiero, come le
questioni della proprietà intellettuale (brevetti) e del dominio sulla
conoscenza, degli indirizzi per le
imprese pubbliche (anche a scala europea) e per la ricerca; e ancora come la
questione del ricambio generazionale nella Pubblica Amministrazione (e nelle
imprese) e del “monitoraggio civico” sulle politiche di governo (il PNRR, ad
esempio), a tutti livelli, europeo-nazionali-locali. Argomenti che si
intrecciano con squarci autobiografici (ma
invero non molto auto-critici) sulle diverse ‘carriere’ dello stesso
Fabrizio Barca, tra Banca d’Italia e Ministeri, come dirigente (con Laura
Pennacchi e Carlo Azelio Ciampi, ma anche con Giulio Tremonti e Gianfranco
Miccichè) e come ministro ‘tecnico’ (con Mario Monti ed Elsa Fornero) ed in
politica con il PCI/FGCI da giovane e con il PD in età matura.
Particolarmente non
risolto mi sembra il complesso rapporto con il Partito Democratico: Barca racconta l’esito
del suo tentativo di ‘allevare’ alcuni circoli secondo il criterio dello “sperimentalismo
cognitivo” e della ‘separazione delle carriere’ tra Partito ed Amministrazioni,
ai tempi della segreteria di Matteo Renzi, fallito soprattutto nel tentativo di
dedurne nuove regole organizzative per l’intero partito, accettate a parole come
base per un dibattito che non si è mai svolto (convincendo Barca ad uscire dal
PD anziché soffermarsi a formare una sua “cordata”).
Successivamente
tuttavia Barca si è prestato a svolgere per la federazione romana una inchiesta
sui circoli locali, ai tempi della crisi del Sindaco Marino, (conclusa con la
promozione – ma solo virtuale – di 9 circoli, virtuosi perché “progettuali”, e
la bocciatura di 20 troppo attaccati al solo potere, su un totale di 195
circoli), ed a partecipare, come Forum DD, ad una assemblea programmatica
promossa nel 2019 da Zingaretti e da Cuperlo (rimasta anch’essa senza seguito
operativo); e si propone di animare alcune della “Agorà tematiche” avviate dal
nuovo segretario Letta.
Un comportamento da
‘membro esterno’, che mi sembra poco congruente con il giudizio
complessivo sugli attuali partiti come “reti di potere e di cooptazione…una
foresta malata” in cui “una nuova generazione di alberi … in crescita” non
trova “la luce e la terra per diventare sistema”; i partiti “si nascondono
dietro l’alibi della società liquida”.[B]
(Il mio dubbio è che il
PD, come corpo sociale degli iscritti – non degli elettori – non cerchi nemmeno alibi, ma
galleggi ‘sopra’ la società liquida, avendo perso i contatti con i veri ceti
subalterni: ma mi sarei aspettato conferme o smentite proprio da chi, come
Barca, ha svolto inchieste dirette su quel corpo sociale, di cui invece non
riferisce la ‘composizione materiale’: chi sono – socialmente - gli iscritti?
Chi sono i militanti e i dirigenti?).
SOGGETTO POLITICO E
ALLEANZE; SOCIALISMO E CONFLITTI
Va
dato atto, infatti, a Fabrizio Barca – a
differenza di Piketty, vedi mia recensione in questo stesso numero di Utopia21
– di porsi il problema della mancanza e della necessità di un “soggetto
politico”, almeno nazionale, adeguato alla guida delle lotte per le profonde e
radicali riforme delineate non solo dal Forum, ma – ad esempio – dal Papa o
dallo stesso Gruppo Europarlamentare S&D; e delle “alleanze” da mettere in
campo; ma – con onestà intellettuale –
Barca afferma “… Come debba avvenire è questione a cui non abbiamo imparato a
dare risposta, certo non io”. E tanto meno enumera i possibili concreti
alleati.
Va
dato atto inoltre a Barca – a differenza
del documento I.C.S.E. per il gruppo
S&D all’europarlamento (cui pure Barca ha partecipato), vedi mio
articolo in questo stesso numero di Utopia21 – di cercare di concretizzare
e prefigurare il percorso e l’orizzonte per un parziale e progressivo
superamento del capitalismo, similmente
alle proposte di Piketty, attraverso l’espansione della sfera pubblica, di
quella cooperativa/autogestita e della compartecipazione di lavoratori e
‘stakeholders’ alla direzione delle imprese (senza
però prendere di petto, nemmeno come traguardo, l’abolizione del lavoro
salariato).
Vorrei
dare atto a Barca anche del tentativo di tratteggiare una ‘teoria del
conflitto’ (cui sfuggono invece sia
I.C.S.E, che Piketty), che però – una volta affermata la inevitabilità e la
stessa positività di espliciti conflitti sui diversi interessi presenti nella
società, a fronte delle trasformazioni comunque in atto (clima, digitale, nuove
potenze emergenti) e delle modificazioni proposte nell’assetto dei poteri, dei
saperi e delle ricchezze – mi sembra che si riduca[C] all’appello ad una ‘franca discussione’ (“accesa, aperta, ragionevole”) tra i vari
soggetti, evitando di prospettare
l’organizzazione di efficaci forme di lotta (e nuove forme di comunicazione?) da
parte dei ceti subalterni di cui si auspica l’emancipazione, come se fosse
sufficiente la (pur necessaria) ‘battaglia culturale’ (e contro siffatti
avversari)
(Carenza che ritrovo
anche in altri movimenti e promotori di movimenti, come ad esempio i Fridays
For Future, tranne che in Extincion Rebellion, sulle cui proposte cospirativo/insurrezionali
però non concordo 4).
ALCUNE NOTE A MARGINE
A margine della lettura
dell’intervista, mi permetterei di segnalare anche alcune affermazioni che mi
sembrano sconcertanti, in quanto espresse da un intellettuale ricco di esperienze
politiche e di competenze disciplinari:
-
sul Governo Draghi e
sulla sua ‘riforma’ fiscale: “… la politica fa un passo indietro …Fino ad
affidare oggi in Italia a un ‘tecnico’ a un ‘esperto’, senza un mandato
politico strategico – come invece era stato per i precedenti, governi tecnici e
per lo stesso governo Monti – l’intera guida del paese ed il compito di
chiudere e realizzare un Piano strategico, ossia l’atto più politico che si
possa immaginare…”… “si pensi … alla cosiddetta ‘legge delega fiscale’ … e alle
decisioni politiche dissimulate nel suo corpo”:
mi stupisce che Barca ignori che le linee ‘tecniche’ del
riassetto fiscale sono state elaborate – già da prima del cambio di governo – da una Commissione Parlamentare cha ha concluso unitariamente i
suoi lavori, con un chiaro indirizzo in favore dei ritocchi all’IRPEF in favore
dei ‘ceti medi’ e confermando le ‘tasse piatte’ vigenti sui redditi da capitale
(e sulle partite IVA); quindi ben lungi da ogni patrimoniale progressiva, ed il
tutto finanziabile anche in deficit (e rinviando la revisione del catasto delle concessioni demaniali);
parimenti sul PNRR il ‘mandato senza contenuti’ è a mio
avviso, pur a suo modo, un chiaro ‘mandato politico’ (già evidente sulla
versione Conte del PNRR): una scelta tecnocratica apparentemente neutra, voluta
e non subita dalle principali forze politiche (PD compreso, che infatti
rivendica spesso, tramite il segretario Letta, essere il rancio di Draghi
ottimo ed eccellente, e non solo un più o meno necessario compromesso
temporaneo);
-
sul ruolo storico delle
imprese pubbliche o private: “… tutti i punti di svolta nello sviluppo
economico italiano… sono stati realizzati grazie al ruolo delle imprese
pubbliche… E’ questa scelta che ci ha consentito sviluppare le assicurazioni,
l’acciaio, l’energia, le telecomunicazioni, le autostrade, ecc.” : ciò mi
sembra vero, ma solo parzialmente, nel secondo ‘900 (dimenticando comunque
auto, gomma, cavi…) ma non certo nel secondo ‘800, quando furono i privati,
seppure in concessione e fatte salve le successive nazionalizzazioni, a
sviluppare ferrovie, impianti idroelettrici e le prime telecomunicazioni;
-
sulla “spirale che
alterna … corruzione e gestione clientelare, da una parte, e iper-regolazione
invasiva e populismo politico-giudiziario dall’altra…” in cui “…è caduto il
Movimento Stelle, ignorando che… ogni
tentativo di incorporare nelle regole tutte le possibili circostanze … produce
un’elefantiasi regolamentare, il male del paese” [D]:
mi pare che il Movimento 5 Stelle abbia accentuato una spinta, sia al populismo
politico-giudiziario sia all’iper-regolazione, tendenze che però già
esistevano, la prima almeno dai tempi di Tangentopoli e la seconda,
probabilmente, da prima dell’Unità d’Italia, e che pertanto andrebbero indagate
meglio a prescindere dalla specifica parabola del Movimento 5 Stelle. Quanto ai
mali del paese, metterei la mafia ed il clientelismo prima dell’elefantiasi
normativa.
APPENDICE: UNA SINTESI DELLE PROPOSTE DEL FORUM DD NEL 2019
(tratta dal mio articolo del maggio
2020 3)
Il
nocciolo del pensiero del Forum, dichiaratamente sulla scia dell’economista
inglese Antony Atkinson (1944-2017) è che l’ingiustizia non sia ineluttabile e
che la diffusa frustrazione possa essere trasformata in una nuova stagione di
emancipazione sociale, con pieno sviluppo delle potenzialità individuali e nel
rispetto delle aspettative delle generazioni future.
L’ingiustizia
sociale, nel mondo ed in Italia, è rilevata soprattutto come conseguenza della
svolta neo-liberista degli anni ’80 del secolo scorso, sia in termini di
distribuzione del reddito e della ricchezza, sia riguardo all’accesso
all’istruzione ed ai servizi, sia ancora riguardo alle condizioni di lavoro,
oggettive e soggettive, ed alla esposizione agli effetti sociali ed ambientali
della globalizzazione, dell’automazione e del cambio climatico (tra cui le
migrazioni): il tutto differenziato per genere (uomo/donna), per luoghi e per
fasce di età.
Questa
parte del testo, … dà atto della complessità dei fenomeni di divaricazione
socio-economica a scala mondiale, con le nuove potenze in ascesa (Cina e India,
e non solo) ed i loro nuovi ceti ricchi e medi, ma focalizza l’attenzione
soprattutto sulla pesante riapertura della forbice tra i più ricchi ed i più
poveri all’interno dell’Occidente, con lo sprofondamento di una parte dei ceti
medi, in particolare in alcuni territori, l’arretramento dei livelli di welfare
e di accessibilità ai servizi, già “universali”, e si conclude sottolineando gli aspetti
soggettivi di “senso di abbandono da parte delle istituzioni”, che – nella
generale convinzione che “non vi siano alternative” – apre la strada al
populismo delle ‘piccole patrie’ e della delega a nuovi autoritarismi, purché
si contrappongano apparentemente alla “casta” dei sapienti e dei potenti.
…Dall’analisi suddetta, il documento del Forum
procede a delineare la necessità e possibilità di una ALTERNATIVA, che non si
limiti a qualche riaggiustamento del Welfare, ma comporti una RI-ALLOCAZIONE DEL
POTERE, agendo, con strumenti vecchi e nuovi, non solo sulla cosiddetta
“uguaglianza delle opportunità”, ma anche e direttamente su “risultati di
uguaglianza”.
L’alternativa prospettata dal Forum tende a
riappropriarsi del “futuro” e della “modernità”, ipotizzando la possibilità di
ribaltare di segno, nella direzione dell’uguaglianza e di uno scenario di
emancipazione sociale, sia gli strumenti tecnologici della comunicazione e
dell’automazione (una sorta di “democratizzazione degli algoritmi”), sia le incombenze
attinenti al cambio climatico ed alla transizione energetica (anziché
scaricarne costi e svantaggi sui soli ceti subalterni).
Pertanto, puntando non sulla ‘nostalgia’ …,
bensì su un recupero di valori solidali, calati nelle nuove possibilità tecnologiche
(un umanesimo con strumenti moderni), il Forum auspica un positivo intreccio
della sua prospettiva con le esperienze (locali) di cittadinanza attiva sui
beni comuni e con le ricerche di innovazione ‘aperte’ che maturano nella stessa
rete …
Le ragioni per cui tali proposte dovrebbero
acquistare credibilità risiedono essenzialmente nelle considerazioni (sempre
sulla scia di Atkinson) che:
- in passato
si sono verificate svolte ed aperture nel quadro del dominio capitalistico, che
si è dimostrato essere flessibile anche a fronte delle pressioni popolari,
- l’assetto
neo-liberista in vigore è nato da scelte consapevoli e ben individuate (sulla
moneta e sul commercio, sui movimenti di capitale e sui brevetti, sui rapporti
di lavoro e sulla privatizzazione dei servizi, ecc.), che però sono anche
decisioni reversibili.
- (Inoltre,
in Italia, una svolta può essere propiziata anche dalla opportunità di
recuperare specifiche arretratezze, come nella Pubblica Amministrazione oppure
nelle ridotte dimensioni aziendali).
L’obiettivo di fondo è quello di AGIRE SUI
MECCANISMI DI FORMAZIONE DELLA RICCHEZZA E DELLE CONNESSE DISUGUAGLIANZE (senza
limitarsi a rincorrerle con correttivi redistributivi), e cioè:
- controllo
sui progressi tecnologici
- rapporti
di potere nell’impresa, tra capitale e lavoro
- passaggio
patrimoniale tra generazioni.
La dichiarata radicalità delle riforme
avanzate dal Forum trova motivazione - secondo gli Autori - anche perché il
neo-liberismo non si mostra efficiente nei tentativi di superare la crisi di
inizio secolo e perché la deriva monopolista sugli algoritmi comunicativi (con
la dilagante ‘profilazione’ privata dei cittadini) minaccia le stesse libertà
personali.
Le 15 proposte operative includono e mischiano
diversi tipi e scale di azioni, dalle politiche pubbliche (ovvero
rivendicazione di nuove leggi e provvedimenti) alle azioni collettive,
organizzabili “dal basso”, dall’ambito europeo a quello nazionale (che più
degli altri è focalizzato, anche specificando in molti casi i possibili costi e
benefici in termini economici), fino a quello locale, dove si auspicano
iniziative sperimentali, utili – assieme al dibattito teorico sul documento –
per affinare e correggere la stessa piattaforma del Forum: che si presenta
quindi aperta a modifiche sui singoli temi, pur rivendicandone gli Autori la
validità complessiva dell’insieme.
Se il contrasto alle disuguaglianze sociali …è l’asse portante delle 15 proposte,
due temi collaterali sono esplicitati spesso nel documento: il superamento del
divario di genere, tra uomini e donne, e la questione ambientale ….
LE 15
PROPOSTE
1. La
conoscenza come bene pubblico globale: modificare gli accordi internazionali e
intanto farmaci più accessibili
2. Il
modello Ginevra per un’Europa più giusta
3.
Missioni di medio-lungo termine per le imprese pubbliche italiane
4.
Promuovere la giustizia sociale nelle missioni delle Università italiane
5.
Promuovere la giustizia sociale nella ricerca privata
6.
Collaborazione fra Università, centri di competenze e piccole e medie imprese
per generare conoscenza
7.
Costruire una sovranità collettiva su dati personali e algoritmi
8.
Strategie di sviluppo rivolte ai luoghi
9. Gli
appalti innovativi per servizi a misura delle persone
10.
Orientare gli strumenti per la sostenibilità ambientale a favore dei ceti
deboli
11.
Reclutamento, cura e discrezionalità del personale delle Pubbliche
Amministrazioni
12. Minimi
contrattuali, minimi legali e contrasto delle irregolarità
13. I
Consigli del lavoro e di cittadinanza nell’impresa
14. Quando
il lavoro controlla le imprese: più forza ai Workers Buyout
15.
L’imposta sui vantaggi ricevuti e la misura di eredità universale
Fonti:
1.
Fulvio
Lorefice e Fabrizio Barca - DISUGUAGLIANZE, CONFLITTO, SVILUPPO
LA PANDEMIA, LA
SINISTRA E IL PARTITO CHE NON C'E' - UN DIALOGO CON FULVIO LOREFICE – Donzelli,
Roma 2021
2.
Forum
Disuguaglianze Diversità – 15 PROPOSTE PER LA GIUSTIZIA SOCIALE – 2019 - https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/proposte-per-la-giustiziasociale/
3.
Aldo
Vecchi - COME COMBATTERE LE DISUGUAGLIANZE: LE 15 PROPOSTE DEL “FORUM” – su
Utopia21, maggio 2020 - https://drive.google.com/file/d/1udb1x44_L_Y6pCywG5ccSxK4PQEkCYot/view?usp=sharing
4.
Fulvio
Fagiani e Aldo Vecchi - DIBATTITO SULLA TRANSIZIONE ALLA SOSTENIBILITA’ – su
Utopia 21, settembre 2019 - https://drive.google.com/file/d/12FdhXnGpWjXtpE7bLSwnP9Q_VLZjbo3I/view?usp=sharing
[A] A pag. 100, ad esempio: “…’essere di
sinistra’ credo voglia dire credere, praticare e sviluppare all’interno del
capitalismo, rapporti non-capitalistici di produzione…”
[B]
Osserva
Barca che “le classi o categorie sociali non esistono in natura, ma sono esse
stesse il frutto di una lettura della realtà…” concludendo che “Sono i
rappresentanti a disegnare l’aggregazione dei rappresentati, non viceversa”: conclusione
da cui mi sento di dissentire, perché i rappresentanti probabilmente
rappresentano già qualcosa di reale in base ad altre letture della realtà, e
non hanno bisogno di ridisegnare aggregazioni sociali, se non sono gli stessi
ceti subalterni non rappresentati (od a mezzo di nuovi rappresentanti) a
tirarli per la giacchetta
[C]
Con
l‘apparente conforto di Papa Francesco, ma a mio avviso interpretandolo in
termini riduttivi.
[D] Lo considero comunque un passo in avanti
rispetto a quando Barca indicava come principale “male del paese” il “catoblepismo”
3.
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