Lettura critica di un ambizioso documento commissionato dal Gruppo Parlamentare S&D in Europa, finalizzato ad affiancare un vero pilastro sociale alla transizione ecologica prospettata dall’Unione Europea
Sommario:
-
Inquadramento
-
principi
-
analisi
-
proposte
-
allegati (quasi) operativi: alcuni commenti
-
qualche valutazione
complessiva (e conclusiva)
- appendice:
l’indice delle 240 raccomandazioni, come da me ricostruito
(in corsivo i miei commenti più personali)
INQUADRAMENTO
Nella
complessa organizzazione della sinistra tradizionale a scala europea, il
Partito Socialista Europeo partecipa con altre forze minori e locali al Gruppo
Parlamentare dei “Socialisti e Democratici”, il quale a sua volta delega le
elaborazioni programmatiche di fondo ad un organismo “indipendente” (denominato
I.C.S.E. o Progressive Society o ancora Commissione Indipendente per
l’Uguaglianza Sostenibile) presieduto però da eminenti personalità uscite da
responsabilità politiche di governo nei rispettivi paesi (Spagna e Danimarca,
nel caso concreto [1]).
Con
riferimento ad una precedente elaborazione del 2018, su cui si è poi fondato in
buona parte il programma dei Socialisti Europei (e soci) per le elezioni
dell’Europarlamento del 2019, il gruppo S&D ha ritenuto opportuno che il
suddetto “organismo indipendente”, dopo lo scossone della pandemia Covid-19 e
corollari socioeconomici, procedesse ad elaborare un nuovo documento
programmatico.
Il
testo della Commissione Indipendente per l’Uguaglianza Sostenibile, con il
titolo “La Grande Svolta – da un mondo guasto ad un benessere sostenibile” 1,
pubblicato nel settembre 2021, e di cui in italiano[2] è disponibile una
“versione breve”, è costituito da una estesa premessa e da un dettagliato
“ALLEGATO” con 240 puntuali “raccomandazioni” di carattere (quasi) operativo.
Anche
se i contenuti non sono ancora avallati da pronunciamenti congressuali, la
presentazione del documento con la “Introduzione” di Iraxte Garcia Perez
(presidente del Gruppo S&D) e la “Prefazione di Eric Andrieu (suo vice)
indicano un chiaro indirizzo propositivo del gruppo sulle seguenti prospettive:
-
spingere
l’Unione Europea ad una “Grande Svolta”, che coniughi la neutralità climatica
con la “uguaglianza sostenibile”, cioè ad un progresso che sia, in modo
olistico, sia ecologico che sociale e sanitario (senza mai trascurare la
“parità di genere”), un “nuovo contratto sociale europeo” fondato sulla
partecipazione delle persone e sulla
prevalenza degli interessi generali e pubblici su quelli privati;
-
abbandonare
le ricette sbagliate (e già viste come obbligate) della crescita del PIL e del
“consolidamento fiscale”, sviluppando le linee di intervento sperimentate
dall’Unione contro il Covid-19 sia sul terreno sanitario che socioeconomico
(Next Generation EU); con qualche cenno di superamento del profitto come
“unico” approccio e forse dello stesso capitalismo.
PRINCIPI
Il
documento 1 esplicita al suo inizio “7 princìpi” (che così riassumo):
-
ricercare
una nuova politica che parta dalle esigenze delle persone e proponga fiducia in istituzioni rinnovate contro la
precarietà e l’ansia dilaganti
-
capovolgere
la complessa intersezione tra diverse forme di disuguaglianza
-
coniugare
politiche sociali ed ecologiche: necessario e al tempo stesso possibile
-
realizzare
un benessere sostenibile con la partecipazione dei cittadini
-
integrare
lo “stato sociale” per arrivare ad uno “stato socio-ecologico”
-
superare
la logica del Prodotto Interno Lordo per arrivare al Benessere Equo e Solidale
-
affrontare
le vulnerabilità mostrate dalla Pandemia Covid-19.
Successivamente
il testo spiega il percorso logico per arrivare a tale prospettiva attraverso
una narrazione complessiva dello stato di crisi in cui versano i popoli europei
(e peggio gli altri), intervallata dalle conseguenti proposte di riforma e
riscatto; per comodità di esposizione,
raggruppo all’inizio gli elementi di analisi critica e poi l’insieme delle
proposte, il tutto in una mia (più fluida?) rielaborazione.
ANALISI
Secondo
il testo 1, si diffonde una consapevolezza della crisi, che comporta
ansia ed alienazione: nel contesto capitalistico la iper-competitività,
l’accumulazione (ed ipertrofia) finanziaria (anche grazie ad una larga evasione
fiscale) e la concentrazione del potere economico, malgrado una parziale
diffusione della prosperità in alcune parti del globo, determinano
vulnerabilità, distorsioni e conflitti, con danni insostenibili agli equilibri
del Pianeta: i profitti sono internalizzati dalle imprese, i costi sociali ed
ambientali invece esternalizzati.
L’ossessione
per l’incremento del PIL, in auge dal 1945, è divenuta particolarmente nociva
almeno a partire dalla svolta degli anni ’80, provocando disuguaglianze,
povertà, precarietà e danni ambientali, in un circolo vizioso in cui le crisi
ecologiche cronicizzano le disuguaglianze e le disuguaglianze peggiorano i
guasti ambientali.
L’inquinamento
dell’atmosfera è il maggior rischio, e l’assetto climatico è ormai ad un punto
critico, ma c’è un 1% della popolazione mondiale che inquina come l’ultimo 50%,
che maggiormente ne subisce le conseguenze.
In
particolare in Europa, già prima della Pandemia, il 21% degli europei stava
sotto la soglia della povertà, mentre l’1% deteneva il 25% della ricchezza:
precarietà e disuguaglianze stavano disgregando le società europee, già alle
prese con la crisi climatica, nonché con la trasformazione digitale e con
l’invecchiamento della popolazione.
La
Pandemia ha effetti gravi nei paesi occidentali, e devastanti nei paesi più
vulnerabili, ed ha determinato un aggravamento della crisi già in atto, nella
sua complessità tra clima e biodiversità, povertà e disuguaglianze; di
conseguenza anche un arretramento sul cammino degli Obiettivi ONU 2030,
mostrando nel contempo le criticità nelle catene delle interconnessioni
produttive globali e i limiti delle consuete politiche della crescita.
PROPOSTE
Il
documento 1 dà atto che l’Unione Europea non parte da zero, perché
si è dotata di una strategia climatica con orizzonte al 2050 e sta discutendo
di una “Giusta Transizione”, ma rischia di affrontare la ripresa post-Covid19
senza adeguati obiettivi politico-economici, che anticipino i cambiamenti
strutturali e chiariscano chi ne paga i costi.
Intravvedendo
nella scossa pandemica (e nella sconfitta trumpiana) una finestra di occasioni
positive per le iniziative europee, finalizzate a dimostrare che UNA
ALTERNATIVA E’ POSSIBILE: un nuovo modello di progresso, con carattere olistico
e organico, che combini gli aspetti ecologici con quelli sociali, producendo benefici
a breve ed a lungo termine e tenendo conto che LA SALUTE È UNICA, PER L’UOMO E
PER L’AMBIENTE, ed include biodiversità ed alimentazione, aria-acqua-suolo.
Mediante
la “unità dei progressisti” (aspetto
invero poco approfondito) si punta a conseguire un Benessere Equo e
Solidale, condiviso e diffuso, nell’ambito di una cooperazione internazionale
che configuri un “nuovo contratto con il Pianeta”, in nome della sostenibilità.
Di
fronte alle crisi e alle incertezze, si propone una resilienza che non sia la
mera capacità di ritornare alle condizioni precedenti, ma divenga “inclusiva”,
attraverso il consenso e la partecipazione, la formazione permanente e la
articolazione territoriale degli obiettivi specifici.
Occorre
pertanto un “approccio agnostico verso la crescita economica”, per porre invece
le persone al centro, e la finanza (privata e pubblica) al loro servizio, con iniziative
di lungo periodo contro le povertà, le disuguaglianze e le problematiche del
clima e dell’ambiente:
-
riforma
della finanza per riallocare le risorse in direzione verde e sociale,
-
riforma
della “economia digitale”, da sottrarre agli attuali oligopoli,
-
riforma
delle aziende in direzione “ESG” (sociale, ambientale, democratizzazione della
governance),
nonché,
più nel dettaglio, con obiettivi al 2030, ma finalizzati ad una visione
strategica, le opportune politiche:
o
industriali,
con un “carbon pricing” che ridistribuisca risorse ai meno abbienti
o
infrastrutturali
e per la mobilità
o
fiscali
e patrimoniali (in favore dei servizi pubblici e dei beni comuni)
o
per
consumi sostenibili.
In
questo quadro si delinea un nuovo welfare “spina dorsale delle nostre società e
scudo contro gli schock ecologici”, che contempla:
-
una
legge contro la povertà, da sradicare entro il 2050
-
sostegno
alla contrattazione collettiva ed alla trasparenza delle retribuzioni
-
interventi
per assicurare a tutti una abitazione dignitosa
-
maggior
efficacia degli istituti per la cura e l’assistenza
-
provvedimenti
in favore di donne, giovani, migranti e “azioni orizzontali di rafforzamento
dei diritti fondamentali e dello stato di diritto”.
Con una consapevolezza
forse solo parziale che simili obiettivi siano difficilmente conseguibili ‘in
un solo continente’, il
documento prospetta anche qualche forma di proiezione globale del programma,
con la premessa che l’Unione Europea “ha interesse al benessere come vettore di
pace mondiale” e che può avere un ruolo internazionale “decisivo” per la
solidarietà anti-pandemica, il conseguimento degli Obiettivi ONU 2030 (SDG), il
contenimento del riscaldamento climatico a 1,5C°.
E
pertanto enuncia (a mio avviso senza
sufficiente approfondimento) alcuni “sentieri innovativi per l’Umanità ed
il Pianeta”:
-
un
Green Deal mondiale
-
una
riforma del commercio internazionale affinché divenga “realmente sostenibile”
-
una
nuova (ed imprecisata) “architettura
amministrativa globale”.
ALLEGATI (QUASI) OPERATIVI: ALCUNI COMMENTI
La
parte conclusiva del documento1 si compone di 240 proposizioni,
ovvero “raccomandazioni politiche”, numerate e ripartite in capitoli e
paragrafi che – pur con accattivante
grafica – risultano però privi di un indice, carenza cui ho pensato di sopperire ricostruendolo in APPENDICE al
presente articolo (con mia numerazione di capitoli e paragrafi [3])
per facilitare i lettori, eventualmente interessati, nella consultazione e come
riassunto stringato dell’abbondante materiale (abbastanza coerente con le
premesse sopra raccontate).
Commentare analiticamente
le 240 raccomandazioni mi sembrerebbe alquanto dispersivo, per cui mi limito a
due valutazioni complessive, seguite da alcuni esempi:
-
mentre i contenuti
della premessa risultano sbilanciati sul fonte “sociale” a scapito dei temi
“ambientali”, il corpo delle “raccomandazioni” appare più equilibrato (come si
può constatare anche scorrendo l’Indice), con puntuali approfondimenti anche su
clima, energia, biodiversità: però mi pare che su tali versanti il documento
punti soprattutto ad accelerazioni ed intensificazioni delle politiche già
iniziate o tratteggiate dall’Unione Europea, mentre è sugli altri versanti,
sociali e sanitari, che si manifesta la “grande svolta” enunciata dal gruppo
S&D, ed è misurabile la distanza dalle attuali tendenze dell’Unione; [4]
-
il linguaggio sembra
oscillare tra una perentoria determinazione, applicata a possibili
provvedimenti dell’Unione Europea, ed una frequente vaghezza sui soggetti, sui
tempi e sugli stessi contenuti; poiché non credo che si tratti di un problema
linguistico, bensì politico, elenco di seguito (sottolineandole) alcune di tali
incertezze:
o
racc. 19: “Il
mandato delle autorità regolatorie deve riflettere la portata delle
piattaforme per far sì che l’economia digitale possa essere normata e
governata appropriatamente”
o
racc. 67: “La
Commissione europea dovrebbe esplorare modi nuovi per coinvolgere i
cittadini, intercettarne le idee e tradurle in soluzioni condivise, anche
sfruttando gli strumenti digitali.”
o
racc. 106: “Le
organizzazioni sindacali europee dovrebbero instaurare un fitto e costante
dialogo sociale sulle possibili ripercussioni del cambiamento climatico
sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, per fornire linee d’indirizzo
alle imprese sulle buone prassi da seguire per proteggere i propri
lavoratori.”
o
racc. 177: “Garantire
correttezza nell’economia delle piattaforme adottando una legislazione Ue fondata
su una presunzione legale di occupazione dei lavoratori delle piattaforme
online.”
o
Racc. 236: “Accordi
commerciali Ue con l’estero per raccogliere il contributo nel settore privato”.
ALCUNE VALUTAZIONI COMPLESSIVE (E CONCLUSIVE)
Le tematiche affrontate
dal Documento 1 sono molto ampie e di portata strategica, e
richiederebbero quindi equivalenti commenti, da cui ritengo di potermi esimere,
nel bilancio di forze e spazi di Utopia21, perché sul fronte delle politiche
ambientali (e non solo) della U.E. già molto è stato inquadrato in numerosi
articoli di Fulvio Fagiani2,3,4 (e un poco nei miei); e ne emerge mi
sembra una larga convergenza con le posizioni più avanzate del Gruppo S&D
rispetto alle incertezze della Commissione U.E. (ed a maggior ragione rispetto
alla funzione frenante del Consiglio Europeo).
Vorrei concentrarmi
invece su quelle che mi appaiono come gravi carenze del documento in esame:
-
l’analisi del contesto
internazionale non fa i conti con le contraddizioni e le tendenze al conflitto
(anche militare) tra gli interessi e le strategie delle altri grandi potenze e
delle altre forze in gioco: dove va la Cina? dove vanno gli USA (e la
contrapposizione USA-Cina)? Quanto peseranno le tendenze autocratiche e
nazionaliste in Russia, Turchia, Brasile, India, Ecc.? Trump ha subito una
sconfitta, ma quali sono tuttora i rischi del sovranismo/populismo in Occidente
e quindi nella stessa Europa? Cosa ribolle nel mondo musulmano, dall’Afghanistan
al Sahel?
-
ne consegue un coerente
e totale silenzio (né pro né contro?) sulla questione della politica estera e
militare dell’Unione (che pure di fatto è già all’ordine del giorno nel
dibattito comunitario, soprattutto dopo la ritirata USA e NATO
dall’Afghanistan);
-
la visione di una
pacifica riforma del commercio estero verso l’equità non considera lo storico
sbilanciamento in favore dell’egoismo dell’Occidente (Europa compresa); in
particolare la proiezione della “tassonomia verde” al di fuori dell’Unione
Europea, ed a maggior ragione sulla importazione dei beni “sporchi” che finora
l’Europa ha volentieri delocalizzzato altrove, non può essere immaginata come
una semplice questione di “dazi verdi” (che penalizzeranno i paesi produttori
di semilavorati ecc.), senza farsi carico dei costi della ristrutturazione
produttiva dei suddetti paesi (non tutti i quali hanno la potenza finanziaria
della Cina o della stessa India);
-
il problema delle
migrazioni (tacendo totalmente sul diritto di asilo !!!) è limitato ad un cenno
alla tutela dei migranti nel mercato del lavoro, ed alla raccomandazione 216
(che riproduco in nota [5]),
che prescinde dai bisogni degli stessi migranti (a partire dagli effetti del
cambio climatico a casa loro) ed inoltre ignora la necessaria connessione con
la crisi demografica europea (che è solo vagamente menzionata in altra parte
del documento): come se i flussi migratori fossero un tema marginale, da tenere
fuori dai confini e dalla stessa attenzione, e non un nodo strategico del XXI
secolo;
-
la politica industriale
invocata, affiancata da diversi richiami ad una attenuazione di taluni attuali
automatismi europei derivanti dal dogma della concorrenza, non scioglie il nodo
della difficile competizione internazionale (anche a prescindere dagli aspetti
politico-militari di cui sopra): formare e tutelare “campioni europei” (a
scapito della concorrenza interna e con rischio di derive oligopoliste e neo-imperialiste)
oppure rischiare di soccombere al predominio degli oligopoli altrui, ovvero dei
campioni americani e/o cinesi e/o saudito-emiratini?
-
nell’auspicato
passaggio dalla PIL-mania al mondo beneducato del BES, come funzioneranno le
contabilità nazionali e comunitarie? D’accordo sul superamento delle politiche
rigoriste, ma mi aspetterei una qualche parola sul debito pubblico (e privato)
finora accumulato (e probabilmente crescente con le politiche delineate,
seppure affiancate – finalmente - da nuovi prelievi fiscali sui ceti più ricchi;)
-
per finire un dubbio
sulle sorti del capitalismo, che il documento intende in qualche misura contenere
e quasi ‘scavalcare’ (dai mercati finanziari al fisco, dai limiti agli
oligopoli alla governance aziendale), senza però prospettare un assetto alternativo
(non necessariamente di tipo nettamente socialista, ad esempio con la proprietà
sociale delle grandi imprese, ma almeno comunque con qualche idea, anche nuova,
sull’auspicato assetto di arrivo – vedi ad esempio le proiezioni di Thomas
Piketty, pur politicamente lacunose, nella mia recensione sul suo ultimo libro,
in questo stesso numero di Utopia21 –); e senza ragionare sulle resistenze che
già ora solidamente manifestano i
sostenitori dello stato di cose presenti (senz’altro i sovranisti, così come il
blocco moderato dei Popolari Europei: ma non escluderei anche diverse componenti della stessa area dei Socialisti e
Democratici).
-
APPENDICE:
L’INDICE DELLE 240 RACCOMANDAZIONI, COME DA ME RICOSTRUITO
1)
VIVERE IN UN’ECONOMIA AL SERVIZIO DEL
BENESSERE COMUNE pag.18
a) Un
processo decisionale UE pronto per generare benessere sostenibile
per tutti (racc. da 1 a 9) pag. 18
b) Porre la
finanza e l’economia digitale al servizio del benessere sostenibile
per tutti (racc. da 10 a 30) pag. 19
c) Trasformare
le imprese in agenti del benessere sostenibile per tutti (racc.
da 31 a 51) pag.
20
2)
VIVERE IN UNA SOCIETÀ DEL CAMBIAMENTO.
L’IMPERATIVO DI UNA
TRANSIZIONE
GIUSTA pag. 21
a) Resilienza:
una definizione inclusiva per implementare politiche
trasformative (racc. da 52 a 54) pag. 21
b) Governance
inclusiva e democrazia aperta per una transizione giusta pag. 21
(racc. da 55 a 68)
c) Istruzione
e apprendimento permanente (racc. da 69 a 84) pag. 22
d) Una
transizione giusta e politiche attente al territorio per una coesione
sostenibile
(racc. da 69 a 91) pag. 24
e) Giustizia
climatica: l’esigenza di un quadro di adattamento equilibrato e
politiche ambientali giuste (racc. da
92 a 119) pag. 25
3)
VIVERE UNA VITA SANA IN UN PIANETA
DECARBONIZZATO E BEN CONSERVATO pag.
26
a) Un
percorso giusto verso la decarbonizzazione: oltre il carbon pricing, verso
un valore del carbonio e un’agenda
politica coerente (racc. da 120 a 127) pag. 26
b) Allineare
le politiche e i quadri normativi con gli obiettivi climatici
e di
benessere sostenibile (racc. 128 a 140) pag. 27
c) Il
contributo cruciale dei pozzi naturali di carbonio per la riduzione
delle emissioni di gas serra (racc. da
141 a 144) pag.
28
d) Un’unica
salute: per il Pianeta e per l’Umanità (racc. da 145 a 164) pag. 28
4)
VIVERE UNA VITA SICURA IN UNA SOCIETÀ DELLA
GIUSTIZIA, DELL’UGUAGLIANZA
E DELLA DIVERSITÀ pag. 30
a)
Mezzi di sostentamento garantiti per tutti in
Europa (racc. da 165 a 190) pag. 30
b)
Combattere le disuguaglianze di reddito e
ricchezza (racc. da 191 a 202) pag. 31
c)
Valorizzare e responsabilizzare le donne e le
minoranze: le più colpite
dal COVID (racc. da 203 a 219) pag. 32
5)
VIVERE IN UN MONDO DEDITO AL BENESSERE
SOSTENIBILE DEL PIANETA
E DELL’UMANITÀ (racc. da 220 a
242) pag. 33
Fonti:
1.
Gruppo
parlamentare europeo S&D /Commissione Indipendente per l’Uguaglianza
Sostenibile (ICSE, Indipendent Commission for Sustainable Equality) - LA GRANDE
SVOLTA – DA UN MONDO GUASTO AD UN BENESSERE SOSTENIBILE – settembre 2021
https://www.socialistsanddemocrats.eu/it/newsroom/la-grande-svolta-proposte-politiche-trasformative-una-societa-del-benessere-sostenibile in calce al comunicato
il LINK al testo del documento
2.
Fulvio
Fagiani – IL GREEN DEAL EUROPEO – Pubblicato su UTOPIA21 di gennaio 2020 - https://drive.google.com/file/d/1w2VagFLdVHCzpHxD0IALYlr3bL5W0GM5/view?usp=sharing.
3.
Fulvio
Fagiani – LE STRATEGIE EUROPEE PER CIBO E BIODIVERSITà – Pubblicato su UTOPIA21
di settembre 2020 - https://drive.google.com/file/d/1tXEesMPRN4yE8QxNyHellXzzvRTxc6No/view?usp=sharing.
4.
Fulvio
Fagiani – IL PACCHETTO DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER RIDURRE LE EMISSIONI AL
2030 DEL 55% - Pubblicato su UTOPIA21 di settembre 2021 - https://drive.google.com/file/d/1lTPsBH08b_N3oH4p87L2_od9Cg0CJcXK/view?usp=sharing.
5.
Aldo Vecchi - EUROPA, UTOPIA VISSUTA? – su
Utopia21, gennaio 2017 https://drive.google.com/file/d/1xN9dwCf66d28ix7hBW3lMOfo3Ynr7Sli/view?usp=sharing
Aldo Vecchi - PROFUGHI, MIGRANTI ED EUROPA – su
Utopia21, novembre 2017https://drive.google.com/file/d/14iZyztjvcsGhBgKxU7z2o4emLFTw8TrE/view?usp=sharing
Aldo Vecchi - LA CONSULTAZIONE SUL FUTURO DELL’EUROPA
– su Utopia21, luglio 2021 https://drive.google.com/file/d/1Ctey-OLABoVDjzUKxt-gzSV1WOi2F9ze/view?usp=sharing
[1]
Teresa Ribera Rodriguez (già vice
primo ministro in Spagna) e Paul Nyrup Rasmussen (già primo ministro in
Danimarca e già presidente del PSE)
[2]
Sulla
traduzione ci sarebbe un po’ da ridire, sia perché sono rimaste in inglese
espressioni facilmente traducibili in italiano (e l’intera “raccomandazione”
84…), sia perché in altri casi la traduzione letterale (automatica?) lascia un
po’ perplessi sull’effettivo significato in italiano
[3]
Nell’ALLEGATO
manca anche la numerazione delle pagine, ma si può ricavare dall’impaginazione
del file in PDF (sottraendo 2)
[4]
A proposito di distanze misurabili, molto nette sono quelle tra il documento in
esame e la linea del Partito Democratico italiano, a scala nazionale,
soprattutto considerando le scelte politiche effettive del Governo Draghi, su
cui il PD è ufficialmente appiattito: vedi ad esempio alle voci tassazione dei
patrimoni, salario minimo, governance aziendale
[5]
Raccomandazione 216: “Istituire un meccanismo giusto, coerente ed efficace per
la migrazione legale della forza lavoro per scoraggiare i migranti nella scelta
di forme illegali di migrazione e soddisfare l’esigenza di competenze e talenti
dell’Ue.”
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