Numerosi osservatori hanno messo in evidenza i limiti di democrazia insiti, finora, nel Movimento 5 Stelle.
Tra questi, su Repubblica, Gad Lerner, riguardo alla prospettiva di superamento antagonistico dei partiti, e Umberto Eco, in merito alle modalità asimmetriche di formazione del consenso sul web,
E da molti è giustamente rilevata l’inamovibilità e insindacabilità dei leaders fondatori del movimento, Grillo e Casaleggio.
Il richiamo al fascismo, utilizzato talvolta dagli avversari in campagna elettorale, mi sembra francamente fuori luogo, per il carattere violento e militaresco del fascismo (anche alle origini, quelle che invece piacciono alla neo- eletta capo-gruppo del M5S alla camera).
L’accusa di “sfascismo” (legittimo, ma distruttivo, atteggiamento di non collaborazione nelle istituzioni) è invece purtroppo sul banco di prova in queste settimane.
Anche se l’argomento appare un po’ consunto ed è difficile apportare contributi di originalità, mi preme tuttavia richiamare l’attenzione sugli aspetti totalitari dell’ideologia del M5S riguardo alla democrazia diretta.
Il M5S pretende infatti di sostituire totalmente i suoi metodi di consultazione tematica e di selezione dei rappresentanti ai metodi “partitici” storicamente consolidati e previsti dalla costituzione (seppure non regolati da una specifica legislazione, che sarebbe a mio avviso invece assai necessaria).
Confidando nell’onda provvidenziale della storia, il M5S prospetta uno sbaragliamento completo dei partiti, senza riconoscere se stesso come parte o “nuovo partito”, ma solo come movimento, unico e pluralistico al suo interno, capace di rappresentare e sintetizzare tutti gli interessi sociali: come brillantemente ha saputo fare finora, coagulando consensi elettorali, anche a partire da interessi contrapposti (senza considerare che la somma delle sue proposte corrisponde probabilmente ad un maiale tutto di prosciutti, come direbbe il Bersani), unendo le proteste sotto la grande bandiera del “vaffa” alla “casta”, intesa sempre più come un insieme organico e complottistico di partiti+banche+sindacati+giornalisti+ecc. (una caricatura del “sistema” delineato negli anni ’60 da Marcuse e dalla contestazione giovanile di allora).
Essendo ora in minoranza, il M5S manifesta queste sue propensioni e prospettive con il disprezzo aprioristico verso il vecchio mondo (che comprende anche chi, come me, ritiene di avere coscientemente scelto di votare diverso da M5S), cui non riconosce di fatto legittimità democratica.
Cosa farebbero se divenissero maggioranza?
Dario Fo, intervistato da Gad Lerner a “Zeta”, richiamava la prima democrazia ateniese, precedente all’invenzione dei partiti.
Storicamente non so quanto sia utile l’esperienza di una città stato di poche migliaia di abitanti (e con un assetto sociale schiavista e maschilista) nell’era della globalizzazione.
Più serio l’anarchico Graeber (vedi mio POST in proposito) - per inciso fortemente avverso alla storia ateniese - motivatamente critico verso la moderna “democrazia occidentale”, con altri richiami storici e geografici.
Convengo che – stanti i suoi limiti – il nostro assetto democratico e costituzionale possa evolvere, spero non per effetto di traumatici eventi.
Ma questa concezione del M5S non lascia spazio per ora a mediazioni culturali.
(All’opposto del relativismo culturale del mio modesto blog).
Riuscirà il centro-sinistra, sotto botta, a trarne spunto per migliorarsi, anziché contrapporsi sterilmente oppure a scimmiottare banalmente?
Il successo del M5s mi imporrà di rivedere la Parte IV del mio saggio del 2011, pubblicato nelle PAGINE del blog, comprendente proposte di riformismo radicale in materia di territorio, casa, mobilità, energia, ecc..
Auspicavo una evoluzione socialista e ambientalista della sinistra europea, rammaricandomi per il ruolo minoritario delle nicchie verdi e anti-capitaliste.
Il M5S porta in prima pagina critica alla crescita, al Pil, all’Euro, ai modi di produrre e di consumare.
Con contenuti a mio avviso confusi e contradditori, sia nella propaganda (spara infatti nel contempo sui sindacati, sul pubblico impiego, sui pensionati, su Equitalia …), sia nella teoria (non si fa carico delle compatibilità economiche, né del benessere del terzo mondo e schematizza sviluppi lineari da scelte tecnologiche parziali – vedi in proposito autori da me recensiti nei POST e nelle PAGINE del blog).
E’ però un fatto positivo, perché comunque si iniziano ad affrontare concretamente i temi della decrescita e della green-economy, oppure si rischia di bruciare l’argomento, senza costruire serie basi di consenso per la necessaria austerità dei consumi e per combattere a fondo il finanz-capitalismo?
PERVENUTO TRAMITE E-MAIL
RispondiEliminariguardo alla democrazia atenese e utile leggere l'ultimo libro di luciano canfora un cui spiega che in realta era un sistema di potere in cui la deocrazia era solo per le èlites della citta stato, di fatto tutti gli altri a cominciare dagli schiavi ne erano asclusi; per canfora era una cosa molto negativa.
riguardo alle parole della lombardi mi viene un dubbio, non e che questi ci stanno prendendo in giro, e all'interno del loro cerchio magico non abbiano discusso del programma del primo fascismo quello anbiguo del 19 in cui cera tutto il contrario di tutto, le frasi di grillo su destra e sinistra e antifascismo che non gli competono mi fanno mal pensare.
del resto mussolini scriveva poesie, hitler era vegetariano, e stalin era il piccolo padre dei popoli.
ciao t.