Con
una intensa pubblicistica, riassunta nel volumetto “Green Life”, Berrini e Poggio 2010, e che ha avuto buona
risonanza con la omonima mostra alla Triennale di Milano nel 2010 (e nel
relativo catalogo AAVV - Berrini
e Colonetti 2010),
intellettuali e organismi vicini a Legambiente, svolgono una meritoria campagna
di informazione sulle esperienze internazionali (soprattutto europee) più
avanzate in materia di:
-
risparmio
energetico nell’edilizia
-
quartieri
ecologici
-
trasporti
innovativi
-
politiche
urbane variamente virtuose in materia ambientale.
La
particolare arretratezza italiana, aggravata da una politica nazionale
errabonda in materia di incentivi energetici ed incline all’improvvisazione in
materia di incentivi alla rigenerazione urbana (Piani casa calati dall’alto per
decreto sulle autonomie locali, in assenza di una complessiva riforma delle
leggi per il governo del territorio), rende prezioso ogni suggerimento positivo,
finalizzato a concretizzare ed anticipare gli obiettivi europei in materia di
risparmio energetico e contenimento delle emissioni di CO2 ed altri gas
climalteranti.
Tuttavia, proprio perché l’Italia
parte da una situazione arretrata, sembrerebbe necessario approfondire meglio
quale sia la strada migliore da seguire per la realtà italiana, verificare dove
portano le esperienze straniere, capire se sia davvero possibile uno sviluppo
sostenibile, oppure se si rischia di ricopiare forme attenuate di congestione ed invivibilità.
Approfondimenti che mi pare manchino
presso gli autori citati, sostituiti da una sorta di ottimismo tecnologico (che
nella mostra milanese si proiettava anche acriticamente sui prodotti delle
aziende sponsorizzatrici).
E’ inoltre apprezzabile, contro
i teorici della “decrescita felice”, la citazione del compianto Alex Langer,
che già nel 1994 sosteneva che “la conversione ecologica potrà affermarsi solo
se apparirà desiderabile”: ma la conclusione di Poggio e Berrini, dopo aver correttamente
sostenuto che consumi individuali e collettivi più consoni alla scarsità delle
risorse non scaturiranno automaticamente dalla crisi in atto, e potranno
nascere solo dal combinarsi di una battaglia culturale dal basso (per ora
minoritaria) e di coerenti politiche
dall’alto (che non si intravvedono), sembra affidare le speranze di soluzione all’autogoverno
delle città, collegate tra loro su scala mondiale, come già nella retorica
visionaria di Peter Droege Droege 2008
e come faticosamente dalla conferenza di
Rio (1992) gli ecologisti, molte
amministrazioni locali e le Agende21 tentano di fare, agendo localmente e
pensando globalmente.
Manca invece l’approfondimento
sulle modalità di formazione del consenso sociale necessario a rendere egemoni
i comportamenti virtuosi auspicati, oppure la connessione ad una strategia
conflittuale, quale quella proposta da Guido Viale (vedi POST).
Il tema della austerità, o
sobrietà dei consumi, che pervade variamente le posizioni di Latouche, Sachs,
Viale e Green-Life (vedi POST), trova antesignani illustri nel mondo classico, da
Platone a Catone, per lo più legata a temi morali e sociali (conservazione
delle virtù in contrapposizione a lusso e lascivia delle crescenti città) e
solo in parte connessa ai limiti delle risorse agricole e della produttività
della terra in Columella Ferraro 2001 : in
quel mondo però era felicemente sganciato dal tema della democrazia, che non
apparteneva agli aristocratici e conservatori (come Platone e Catone), in un
tempo in cui comunque anche i democratici presupponevano lo schiavismo.
Il nodo austerità/democrazia è
invece ben vivo ai nostri tempi, e di difficile soluzione (vedi anche le
difficoltà di Berlinguer di fronte alla crisi degli anni ’70).
PER UN INQUADRAMENTO PIU' AMPIO, VEDI ANCHE, IN QUESTO BLOG, "PAGINE - PARTE 2^" E "BIBLIOGRAFIA"
Nessun commento:
Posta un commento