Connessa
a “Green Life”, perché riportata nel
suddetto testo e perché presente all’interno dell’omonima mostra del 2010 è
l’ambiziosa proposta “Khrònopolis” di Fabio Casiroli, Casiroli 2008, che – partendo dalla sua cultura trasportistica
e da una affascinante rappresentazione delle “città dei flussi” (simile nella
spettacolarità alle rilevazioni di SENSEable City Lab, di cui al POST "SMART CITIES") - perviene ad una organica
formulazione di uno schema generale “disegnato” di rifondazione delle aree
metropolitane (supportato dalle visioni architettoniche di grandi firme, da
Burdett a Piano, da Foster a Rogers), che si articola in moduli quadrati di 6 km di lato, affiancabili,
caratterizzati da:
-
grande
parco centrale (quadrato di lato - elevata densità (densità abitativa territoriale pari a circa 30.000 abitanti/km2 ovvero 300 ab/ettaro)
- distribuzione reticolare degli insediamenti e delle funzioni governata dal sistema dei trasporti, articolata questa in:
o reti super-efficienti e gerarchizzate di trasporti pubblici: ferrovia, metropolitana, monorotaia o bus-rapid-transit
o percorrenze ciclo-pedonali, sostenute da una rete capillare di eco-stazioni per il noleggio di mezzi innovativi (“veicoli elettrici compatti”, bici elettriche) e tradizionali (taxi) per il “primo e l’ultimo miglio”
- scoraggiamento, senza divieti, per l’automobile privata tradizionale.
Di questa formulazione, che
stupisce non sia stata discussa sulle riviste di urbanistica, colpiscono, e non
convincono, soprattutto i seguenti aspetti (pur nella consapevolezza del
rapporto dialettico tra questa proiezione utopica e la prassi riformista degli urbanisti
e ingegneri del traffico, a partire dallo stesso Casiroli, nella realtà
concreta delle città esistenti, con esempi virtuosi quali in Europa Berlino,
Bordeaux, ecc. e in America Latina Cutiriba, Medellin, ecc.) :
-
la proiezione utopica verso
una rifondazione complessiva dei tessuti
urbani, contempla indicazioni sul modo di arrivare alla sostituzione delle attuali città?- la densità proposta, che risulta al livello massimo suggerito classicamente da Lewis Mumford, cioè 250 abitanti/ettaro (e più alta di quella generalmente realizzata in Europa nei più recenti eco-quartieri, che oscillano tra 110 e 170 ab/ha, esclusi pochi, Vailati e Vecchi 2010- riprodotto in appendice I), ma assai più bassa di quella rilevata da Jane Jacobs Jacobs 1969 - per assicurare la spontanea vivacità urbana/pedonale, oltre i 500 ab/ha, è verificabile sia rispetto alla sua accettabilità sociale, sia rispetto all’efficienza socio-economica (oltre che trasportistica)?
- quale attenzione si intende riservare pertanto alle componenti sociali ed economiche della sostenibilità, nonché alle componenti ambientali diverse da quella trasportistica (ad esempio i consistenti parchi centrali non risultano collegati a corridoi ecologici di scala territoriale)?
- la motorizzazione privata, da scoraggiare solo mediante un sistema complesso e massiccio di investimenti pubblici e privati in infrastrutture e nuovo assetto insediativo, non deve essere intaccata da alcuna attiva politica tariffaria o normativa?
- non sono contestualmente da immaginare e verificare ragionevoli mutamenti di scenario nell’andamento dei prezzi dei carburanti, dei pedaggi e delle stesse auto?
Colpisce inoltre sul piano
formale la non dichiarata analogia – fatta salva la diversità di scala - con il
piano per la nuova Kabul ,
pubblicizzato dagli autori di AS. Architecture Studio A-S 2009 e con
Stadtkronen di Bruno Taut (1919) – vedi
figura
SEGMENTI DI UTOPIE URBANE
Fonti:
Bruno Taut: Stadtkronen 1919
AS. Architecture-Studio: nuova Kabul 2008
Fabio Casiroli: Khronopolis 2008
Idem , visione di Narinder Sagoo, Richard Milewlr, Foster + Partners
Architecture
Studio propone le sue esperienze e riflessioni sulla città sostenibile a
partire dalla scala edilizia, dove declina alcuni principi, comparabili
quali alternative ai precetti di Le
Corbusier (Doppia pelle – Facciata attiva – Spazi tampone – Copertura
dinamica), e spaziando sull’urbanistica, dagli eco-quartieri al rinnovo delle
metropoli (sostenendo il ritorno a densità più elevate), ma culmina con la
proposta di New Kabul che – se sarà realizzata nella difficile situazione politico-militare afgana – prevede
una occupazione ex-novo di 2.000 ettari:
Come si declina tale imperativo
in presenza di pressioni demografiche ed insediative a noi sconosciute?
Simili dubbi – estesi anche
alla compatibilità economica e sociale, nonché alla quantità di energia
inglobata nel ciclo di costruzione delle città - sollevano altre proposte di
nuove città super-ecologiche nel Medio e nell’Estremo Oriente: vedi in
proposito l’articolo “Ecocittà” di Rosario Pavia su Urbanistica Pavia 2011, che in positivo
segnala invece, tra l’altro, le proposte, soprattutto metodologiche, di
Bernardo Secchi per Grand Pari(s): reti ecologiche, porosità ciclopedonale,
trasporti pubblici a diverse maglie e
velocità, riuso del suolo e ricucitura urbana; in parte ricordano le ipotesi di
Khronopolis, ma declinate sulla metropoli esistente, il che è assai più utile,
almeno per le prospettive europee.
Nessun commento:
Posta un commento