mercoledì 27 febbraio 2013

KHRONOPOLIS E NEW KABUL: UTOPIE METROPOLITANE UNILATERALI

Connessa a  “Green Life”, perché riportata nel suddetto testo e perché presente all’interno dell’omonima mostra del 2010 è l’ambiziosa proposta “Khrònopolis” di Fabio Casiroli, Casiroli 2008, che – partendo dalla sua cultura trasportistica e da una affascinante rappresentazione delle “città dei flussi” (simile nella spettacolarità alle rilevazioni di SENSEable City Lab, di cui al POST "SMART CITIES") - perviene ad una  organica formulazione di uno schema generale “disegnato” di rifondazione delle aree metropolitane (supportato dalle visioni architettoniche di grandi firme, da Burdett a Piano, da Foster a Rogers), che si articola  in moduli quadrati di 6 km di lato, affiancabili, caratterizzati da:
-          grande parco centrale (quadrato di lato 2 km, di estensione pertanto pari 400 ettari)
-          elevata densità (densità abitativa territoriale pari a circa 30.000 abitanti/km2 ovvero 300 ab/ettaro)
-          distribuzione reticolare degli insediamenti e delle funzioni governata dal sistema dei trasporti, articolata questa in:
o   reti super-efficienti e gerarchizzate di trasporti pubblici: ferrovia, metropolitana, monorotaia o bus-rapid-transit
o   percorrenze ciclo-pedonali, sostenute da una rete capillare di eco-stazioni per il noleggio di mezzi innovativi (“veicoli elettrici compatti”, bici elettriche)  e tradizionali (taxi)  per il “primo e l’ultimo miglio”
-          scoraggiamento, senza divieti, per l’automobile privata tradizionale.

Di questa formulazione, che stupisce non sia stata discussa sulle riviste di urbanistica, colpiscono, e non convincono, soprattutto i seguenti aspetti (pur nella consapevolezza del rapporto dialettico tra questa proiezione utopica e la prassi riformista degli urbanisti e ingegneri del traffico, a partire dallo stesso Casiroli, nella realtà concreta delle città esistenti, con esempi virtuosi quali in Europa Berlino, Bordeaux, ecc. e in America Latina Cutiriba, Medellin, ecc.) :
-          la proiezione utopica verso una  rifondazione complessiva dei tessuti urbani, contempla indicazioni sul modo di arrivare alla sostituzione  delle attuali città?
-          la densità proposta, che  risulta  al livello massimo  suggerito classicamente da Lewis Mumford, cioè 250 abitanti/ettaro (e più alta di quella generalmente realizzata in Europa nei più recenti eco-quartieri, che oscillano tra 110 e 170 ab/ha, esclusi pochi, Vailati e Vecchi 2010- riprodotto in appendice I), ma assai più bassa di quella rilevata da Jane Jacobs Jacobs 1969 - per assicurare la spontanea vivacità urbana/pedonale, oltre i 500 ab/ha, è verificabile sia rispetto alla sua accettabilità sociale, sia rispetto all’efficienza socio-economica (oltre che trasportistica)?
-          quale attenzione si intende riservare pertanto alle componenti sociali ed economiche della sostenibilità, nonché alle componenti ambientali diverse da quella trasportistica (ad esempio i consistenti parchi centrali non risultano collegati a corridoi ecologici di scala territoriale)?
-          la motorizzazione privata, da scoraggiare solo mediante un sistema complesso e massiccio di investimenti pubblici e privati in infrastrutture e nuovo assetto insediativo, non deve essere intaccata da alcuna attiva politica tariffaria o normativa?
-          non sono contestualmente da immaginare e verificare ragionevoli mutamenti di scenario nell’andamento dei prezzi dei carburanti, dei pedaggi e delle stesse auto?

Colpisce inoltre sul piano formale la non dichiarata analogia – fatta salva la diversità di scala - con il piano per la nuova Kabul, pubblicizzato dagli autori di AS. Architecture Studio A-S 2009 e con Stadtkronen di Bruno Taut  (1919) – vedi figura
                                                     
 
 SEGMENTI DI UTOPIE URBANE     
 Fonti:
Bruno Taut: Stadtkronen 1919
AS. Architecture-Studio: nuova Kabul 2008
Fabio Casiroli: Khronopolis 2008
Idem , visione di Narinder Sagoo, Richard Milewlr, Foster + Partners

 
Architecture Studio propone le sue esperienze e riflessioni sulla città sostenibile a partire dalla scala edilizia, dove declina alcuni principi, comparabili quali  alternative ai precetti di Le Corbusier (Doppia pelle – Facciata attiva – Spazi tampone – Copertura dinamica), e spaziando sull’urbanistica, dagli eco-quartieri al rinnovo delle metropoli (sostenendo il ritorno a densità più elevate), ma culmina con la proposta di New Kabul che – se sarà realizzata nella difficile  situazione politico-militare afgana – prevede una occupazione ex-novo di 2.000 ettari:

 quanto tale piano è coerente con il principio del  risparmio nel consumo di suolo?

Come si declina tale imperativo in presenza di pressioni demografiche ed insediative a noi sconosciute?

Simili dubbi – estesi anche alla compatibilità economica e sociale, nonché alla quantità di energia inglobata nel ciclo di costruzione delle città - sollevano altre proposte di nuove città super-ecologiche nel Medio e nell’Estremo Oriente: vedi in proposito l’articolo “Ecocittà” di Rosario Pavia su Urbanistica Pavia 2011, che in positivo segnala invece, tra l’altro, le proposte, soprattutto metodologiche, di Bernardo Secchi per Grand Pari(s): reti ecologiche, porosità ciclopedonale, trasporti pubblici a diverse maglie  e velocità, riuso del suolo e ricucitura urbana; in parte ricordano le ipotesi di Khronopolis, ma declinate sulla metropoli esistente, il che è assai più utile, almeno per le prospettive europee.

PER UN INQUADRAMENTO PIU' AMPIO, VEDI ANCHE, IN QUESTO BLOG, "PAGINE - PARTE  3^" E "BIBLIOGRAFIA"

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