venerdì 22 febbraio 2013

IL FINANZ-CAPITALISMO SECONDO LUCIANO GALLINO


Tra sociologia e macro-economia, Luciano Gallino, in “Finanzcapitalismo” Gallino 2008, svolge una vivida ed efficace lettura ed interpretazione delle degenerazioni finanziarie del capitalismo mondiale negli ultimi 3 decenni, sotto l’egemonia ideologica del neo-liberismo, divenuto “pensiero unico”, non solo in materia economica, e che pervade le classi dirigenti (di banche ed imprese così come di partiti ed istituzioni, dei singoli stati e sovranazionali), benché si riveli ideologia sorda a fronte delle sonore smentite che provengono dalle crisi parziali e globali che si susseguono (contraddicendo le previsioni di incessante sviluppo, e disseminando povertà e disuguaglianze crescenti), e sordamente tenda  a ribadire - ‘a prescindere’ - i principi astratti della razionalità dei mercati e della allocazione dei capitali (adiuvata da scienze economiche sempre più asservite alla logica della estrazione di “valore” finanziario a breve termine, tramite algoritmi auto-referenziali, ed incapaci di mettere in discussione propri presupposti).

(In proposito è utile anche la lettura di Joseph Stiglitz Stiglitz 2011 , anche per la sua autorità di premio Nobel per l’economia e di ex-consulente di Clinton, nonché ex vice presidente della Banca Mondiale: riflettendo sulla crisi nel sud-est asiatico nel 96-97 e sull’attuale crisi mondiale, dimostra la irragionevolezza dei dogmi liberisti ed afferma che “la ragione per la quale la mano invisibile di Adam Smith appariva spesso invisibile era che in realtà non esisteva affatto: gli equilibri dei mercati non erano efficienti in senso paretiano non appena vi erano informazioni imperfette ed asimmetriche e un mercato dei rischi imperfetto: vale a dire sempre”.)    

Gallino affronta i vari aspetti della sistematica follia dell’economia globalizzata, in cui i capitali finanziari circolanti superano di oltre 10 volte il valore dell’intero Prodotto Lordo Mondiale: moltiplicazione abnorme del debito tramite la sua “cartolarizzazione”, emissione incontrollate di nuove forme di denaro, mercati finanziari di “derivati” complessi ed oscuri gestiti al di fuori dei bilanci ufficiali, commistione tra banche commerciali, di investimento ed imprese sempre meno “industriali”, moltiplicazione di “fondi di investimento” di dubbia trasparenza, acquisizioni-fusioni-scorpori di imprese per finalità puramente finanziarie, poteri manageriali svincolati da criteri etici e sociali, e strettamente subordinato alla creazione di ”valore” a breve termine.

Ed evidenzia in parallelo i risvolti sociali (ed antropologici), territoriali e ambientali di questo processo di globalizzazione e finanziarizzazione, pur senza addentrarsi nei dettagli delle problematiche urbane né di quelle ecologiche:

-          nei paesi sviluppati: perdita di peso dei salari ed indebolimento dei sindacati, disoccupazione e precarietà del lavoro, impoverimento e perdita della casa per le fasce sociali più deboli

-          nei paesi meno sviluppati: espulsione dalle campagne e concentrazione di popolazioni povere negli slums, accelerazione delle migrazioni, peggioramento delle condizioni di salute ed alimentazione

-          ovunque: inquinamento e sfruttamento irreversibile delle risorse naturali.

Le proposte alternative avanzate da Gallino per un auspicabile “incivilimento” del finanz-capitalismo, con un sostanziale ritorno, si scala mondiale, a normative analoghe a quelle americane anti-trust di fine ‘800 e poi del “New Deal”, derivano coerentemente dalle sue analisi: ridurre le dimensioni dei conglomerati finanziari (se nell’attuale crisi sono stati considerati “troppo grandi per poter fallire”, in futuro potrebbero rivelarsi “troppo grandi per essere salvati”); ricondurre a forme di controllo ed a proporzioni ragionevoli il debito e l’emissione di denaro; riportare nei bilanci le operazioni “fuori portafoglio”; limitare  e semplificare i “derivati” e impedire il commercio diretto fuori dalle borse.

Una svolta riformista (ricondurre ad un capitalismo compatibile con l’umanità), ma piuttosto radicale, e quindi probabilmente non graduale né indolore (comunque assai più concreta dell’utopia della ‘decrescita felice’, vedi il seguente paragrafo 6).

(Sui passaggi intermedi, e però traumatici, per uscire dalla attuale crisi, partendo da analoghe premesse critiche sulla finanza internazionale, è interessante la proposta provocatoria di Loretta Napoleoni Napoleoni 2011 in favore della insolvenza programmata di stati indebitati come la Grecia, l’Italia ed altri, con conseguente svalutazione monetaria competitiva, sull’esempio recente dell’Islanda e meno recente dell’Argentina: uscire dall’Euro, se si è convinti e se ne ha il coraggio, è l’unica alternativa concettuale a quanti invece si sforzano di salvarlo e ‘umanizzarlo’).

Ma lo stesso Gallino non vede in campo attualmente i soggetti capaci di imporre una simile svolta, che pure è stata prospettata in Inghilterra e molto debolmente echeggiata nelle timide riforme introdotte dall’amministrazione di Obama negli USA, e assai poco presa in considerazione nell’Europa Unita.

Gallino riscontra embrioni di atteggiamenti etico-sociali nella gestione di alcuni fondi pensione in area anglosassone (che si sono posti il problema di anteporre gli interessi generali ed a lungo termine dei loro affiliati, in quanto lavoratori e cittadini, al mero conseguimento di risultati finanziari – d’altronde incerti sul lungo termine - per gli stessi affiliati in quanto futuri pensionati), e presta attenzione alle teorie ottimistiche di Polanyi (già negli anni 40) e recentemente di Bresser Perreira e di Benjamin R. Barber, che – pur negando il fideismo marxista - ritengono probabile la formazione “ciclica” o ”pendolare” di anticorpi interni allo stesso assetto socioeconomico.

Però ritiene probabilmente necessario un ulteriore inasprimento della crisi (inevitabile senza i seri correttivi normativi di cui sopra) perché si determini una riscossa, innanzitutto soggettiva, degli strati sociali oppressi dalla globalizzazione finanz-capitalista, che nei paesi sviluppati Gallino vede pesantemente subordinati, anche a livello antropologico, all’assoggettamento culturale del dominio capitalista e neo-liberista, con interiorizzazione soggettiva degli stessi “valori”: economismo, consumismo, individualismo, ecc..

Gallino enumera tra i potenziali soggetti alternativi “le organizzazioni non governative; il movimento alter-mondista; i governi di sinistra dell’America Latina; gli accademici critici [pochi] ---, i sindacati [in parte] ----; quanto rimane dei partiti di sinistra-sinistra nei paesi europei; le associazioni contadine di resistenza in Africa ed in Asia”, ma ne constata l’attuale impotenza al livello delle modifiche legislative secondo lui necessarie a livello dei governi nazionali ed internazionali (questi ultimi attualmente privi di controllo democratico).

 

D’altronde la sua visione del finanz-capitalismo quale ‘testa del serpente che sta strangolando l’intero mondo’ contempla necessariamente rimedi solo ‘dall’alto’, e mostra scarso interesse alle modifiche introducibili dal basso a livello locale.

Ciò non esclude però che chi – per mestiere o per vocazione – a queste pratiche dal basso risulta più portato, faccia tesoro del quadro interpretativo e rivendicativo lucidamente espresso da Luciano Gallino, perché probabilmente non è possibile un “incivilimento” delle città, che le renda sostenibili, senza affiancare i mutamenti locali con un’azione complessiva per incivilire gli assetti socio-economici mondiali.

In proposito qualche attenzione si era già riscontrata negli anni scorsi, anche in Italia, al di fuori del recinto della sinistra-sinistra, da parte di poche personalità, quali Alfredo Reichlin e Silvano Andriani; il recente ri-esplodere della crisi finanziaria internazionale, dopo al “ripresina” del 2010, sembra invece attualmente richiamare l’attenzione di molti più attori, sia nei movimenti – indignados – sia nei quadri dirigenti di sindacati e partiti europei, PD compreso, come si può leggere ormai frequentemente su l’Unità e in particolare sulla rivista on-line TAM TAM DEMOCRATICO n° 5 del gennaio 2012 dove abbondano finalmente analisi sul capitalismo finanziario, però finalizzate alla ripresa dell’attuale modello di sviluppo e scarseggiano riflessioni sui limiti delle risorse planetarie e sulla sostenibilità ambientale della crescita.

A margine si può infatti rilevare quanto scarsi siano i riferimenti bibliografici di Gallino ad autori italiani, in campo scientifico: una sorta di fuga dallo studio del capitalismo, dopo decenni di intensa attività, con risultati anche originali ed anche al di fuori dal marxismo ufficiale (da un lato ad esempio Raniero Panzieri, dall’altro Federico Caffè).

PER UN INQUADRAMENTO PIU' AMPIO, VEDI ANCHE, IN QUESTO BLOG, "PAGINE - PARTE 1^" E "BIBLIOGRAFIA"

 

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